Immunità di gregge

Tempi duri per i NO-VAX

Tempi duri per “vax”, “no vax”, “cosìecosi’ vax”, “vorreimanonposso vax”, “volemosebene vax”, tra mercato dei vaccini, mercanti dei vaccini, vaccini in arrivo, vaccini dirottati, vaccini sospirati, vaccini espulsi, sanzionati e poi riammessi dopo l’esame Var dell’Ema.
Tempi duri per ultra ottantenni, ottuagenari, appena settantenni, prepensionati in attesa di pensione e pensionabili, quelli che fino a qualche tempo fa magari venivano indicati come rappresentanti di quelle categorie “non indispensabili allo sforzo produttivo del paese”.

Tempi duri per le categorie, l’un contro l’altra armata, medici, infermieri, scienziati, virologi, amministratori, politici, caste varie, avanzi di scatolette di tonno, driver, giornalisti, comunicatori e commentatori, magistrati ed avvocati, casellanti, tassisti e autisti di autobus. E ancora piloti ed hostess, bidelli, calciatori, panchinari e dirigenti di club, maestri, professori, docenti, allievi, universitari, dipendenti dei supermercati, di ipermercati, di centri commerciali, di centri benessere, baristi e ristoratori, bande e… bar Wande vari.

Caccia alla dose

Tutti a caccia dell’ultima dose. A prescindere dall’età o dalla fragilità. Come se si dovesse trattare di diritto divino, di casta o di supposta importanza del nostro ruolo presente e, per la società tutta, in un possibile, probabile, futuro.

Lo scioglilingua di AstraZeneca

Che poi, magari un vaccino non lo si nega a nessuno, se non fosse per la difficoltà di approvvigionamento e per quella di inoculazione (mi raccomando, disponete tutte le vocali in ordine e nel posto giusto, più o meno come una supposta n.d.r.).

Il mio amico social Diego Cerofolini, figlio di Fulvio, il sindaco, nickname “Diego Delavega Cerofolini”, maestro di musica con il gusto del calambour, se la cava con uno scioglilingua: “Se l’Astrazeneco di Costantinopoli/ si disatrazenecostantinopolizzasse,/ vi disastrazenecostantinopolizzereste/ per disastrazenocostantinopolizzare lui?
L’Ema ha detto che se riuscite a ripeterlo 3 volte di seguito senza leggere, vuol dire che siete adatti a ricevere l’Astracostantizeneco. Vaccinatevi, vaccinatevi… anche contro il malumore”.

Quel premier da museo delle cere

Ecco, perché ad un anno di distanza dall’inizio del lockdown, mica può bastare un premier che svela qualche commozione ad umanizzare quel suo volto un po’ rettiliano (non fraintendetemi, nulla a che vedere con gli uomini serpente e simili  fantasiose teorie). Quel viso inespressivo e cinereo, degno di Madame Tussauds, che nel corso di una cerimonia a Bergamo, trema impercettibilmente per tentare di rimetterci tutti in pace con noi stessi, memori delle cantate dai balconi, dei tricolori e dei “Ce la faremo”. Mica possono bastare le notizie dei ristori perennemente in ritardo, ne’ quella rottamazione delle cartelle delle tasse non pagate, che in qualche modo producono discriminazioni fra i furbetti del quartierino e quelli che si sono sobbarcati sacrifici pur di saldarle per tempo.

Il tutto, comunque, a fare da sfondo all’ultima campagna di vaccinazioni di massa, in cui ad essere massiccia non è tanto l’inoculazione (e qui mi corre l’obbligo di ripetermi: mi raccomando, disponete tutte le vocali in ordine e nel posto giusto, più o meno come una supposta n.d.r.), quanto l’interesse per la vaccinazione che potrebbe essere e che verrà. Con tanto di testimonial vip – più o meno rilevanti –  inclusi. Da Matteo Bassetti, votato a sfinirci con le sue apparizioni televisive, al magistrato e scrittore ed ex parlamentare Gianrico Carofiglio che a Caserta si è offerto come volontario per sperimentare un nuovo vaccino interamente italiano prodotto dalla Reithera. Il tutto in compagnia di un altro volontario “eccellente”, il giornalista Rai Geo Nocchetti.

Trombi e saette

Sì, perché poi, superato lo sconcerto con quei tre o quattro giorni di suspense per il caso del vaccino taroccato che scatenerebbe trombi e saette, e relativa riabilitazione dell’ Ema – acronimo supposto di “E ma azzolina”, acronimo reale di “European Medicines Agency”-,  rilevati i ritardi vari, non solo di consegne ma di somministrazione e, ovviamente – siamo o non siamo in Italia ? – le disfunzioni della macchina burocratica a cui, Regione per Regione, è stata affidato tutto l’iter organizzativo, su Facebook e sui social si è passati alle campagne d’odio contro raccomandati e consimili che, come succede ogni tanto in un anonimo supermercato, hanno fatto “faccia di tolla”, e orecchie da mercante,  per saltare e bypassare la fila. Tutti, in un modo o nell’altro, i protagonisti dell’ antico virus italico, ma non solo:  “Lei non sa chi sono io”.

Somministrazioni, una Morra cinese

Il caso più recente è quello di Nicola Morra, cinquantasettenne già senatore genovese dei CinqueStelle. Uno di quei senatori che non avendo votato il governo Draghi viene espulso da Vito Crimi. Presidente della commissione parlamentare antimafia e con qualche guaio giudiziario per una presunta diffamazione in seguito alle brusche dichiarazioni sulla ex presidente della Regione Calabria Jole Santelli da poco scomparsa per un tumore. Nicola Morra, che proprio della Santelli aveva detto: “Sarò politicamente scorretto, era noto a tutti che la presidente della Calabria, Jole Santelli, fosse una grave malata oncologica. Umanamente ho sempre rispettato la defunta Santelli, politicamente c’era un abisso. Se però ai calabresi questo è piaciuto, è la democrazia, ognuno dev’essere responsabile delle proprie scelte: hai sbagliato, nessuno ti deve aiutare, perché sei grande e grosso” entra nel frullatore e nello stesso circolo vizioso proprio per lo stesso  vizio capitale.

Duro e puro

Racconta splendidamente Matteo Giusti  su “La Stampa” l’episodio che ha visto protagonista a Cosenza il filosofo ex grillino definito un “duro e puro” in corsa, meno di un anno fa, insieme a Ferruccio Sansa per la designazione di candidato presidente della giunta regionale per i giallorossi: “«Morra mi ha aggredito». Non mi aspetto delle scuse, ma di certo, spiega il dirigente della Asp di Cosenza Mario Marino, «urlava per i parenti della sua compagna da vaccinare».

Il fattaccio

Il fatto: sabato scorso il presidente dell’Antimafia Nicola Morra, accompagnato dalla scorta fa “visita” al centro vaccinale di Cosenza per “contestare” le modalità e, soprattutto, i tempi dalla campagna vaccinale. «Urlava, urlava – racconta il dirigente della Asl – al punto che mi sono sentito male». Poi, avrebbe chiesto secondo le testimonianze a chi lo accompagnava di identificare i presenti. «E’ stato del tutto inutile spiegargli che ormai da quattro giorni per le vaccinazioni è partita la piattaforma informatica regionale – spiega il dirigente -, ha continuato a urlare. Questo è sicuramente abuso di potere, ma credo che lo querelerò anche per interruzione di pubblico servizio, perché la sua “visita” ha interrotto il nostro lavoro». Poi – racconta Marino all’AdnKronos – ha chiamato il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri e il commissario ad acta della sanità calabrese, Guido Longo, «con i quali non credo abbia fatto una gran bella figura.

Il video di Morra

Loro, i grillini, dovevano affossare il sistema, ma non ho mai visto uno della Prima Repubblica venire da noi comportandosi in quella maniera». Insomma, dice il dirigente della Asl: «Lavoriamo dalle 6 a notte e poi devo sentirmi criticare da Morra?». La replica di Morra, via AdnKrons: «Ho appena terminato un video, tra poco presumo di poterlo scaricare sulla mia pagina, perché non mi fido più di tanti giornalisti, quindi procederò in questo modo. Io sono sempre sotto tutela e quindi i poliziotti attesteranno quello che hanno potuto vedere». Un modo che l’attore e conduttore Luca Bizzarri riassume con un tweet: «Perché uno vale uno, e voi non siete un cazzo»”.

 

Scanzi Andrea, degno erede dell’Aretino Pietro

Ma è stato solo l’ultimo dei personaggi eccellenti messi nel mirino da influencer e giornalisti vari, che passano la loro vita a sparlare e a fare la morale a chiunque sui social.

Così è finito sotto tiro tal Andrea Scanzi, 46 anni, da Arezzo, degno erede quindi dell’aretino Pietro, con quelle sue mani perennemente impegnate a protezione, tuttofare dell’informazione in quanto scrittore, opinionista, conduttore televisivo e, naturalmente, giornalista. Attualmente in forza al “Fatto Quotidiano”.  Una specie di risposta maschile e con tanto di sovradosaggio di attributi, a Selvaggia Lucarelli.

Intendiamoci, nulla di irregolare…parrebbe

Già, Andrea Scanzi, sul quale si è scatenato l’inferno perché in Toscana le vaccinazioni di persone ultra ottantenni e ottantenni risultano in ritardo e lui è riuscito, alla bellezza di soli 46 anni, a bypassare ogni possibile o plausibile steccato. Intendiamoci, nulla di irregolare. Almeno così parrebbe , anche se la magistratura, nel caso specifico la procura di Arezzo ha subito aperto un’indagine conoscitiva: “La procura di Arezzo ha aperto un fascicolo conoscitivo, senza alcun reato ipotizzato, sulla vaccinazione del giornalista Andrea Scanzi che ha raccontato sui social di aver ricevuto il vaccino come ‘riservista’ e in qualità di caregiver familiare dei suoi genitori. “Ho fatto il panchinaro del vaccino”, ha raccontato Scanzi sui social, scatenando immediate polemiche, non solo virtuali”. E’ l’ultima notizia  del “tormentone”, pubblicata ieri pomeriggio sul sito de “La Repubblica” di Firenze. E, comunque, nel contempo, il canale social dell’opinionista de “Il Fatto Quotidiano “ ha fatto il botto.

Trascinato nell’arena

Tanto che in pieno pomeriggio della domenica, del “Caso Scanzi” si è interessato nel corso di “Non è l’arena” addirittura Massimo Giletti. Altra mente italica dell’informazione.

Anche perché, alla fine, ci troviamo pur sempre, Covid o non Covid, nel paese dei balocchi, al cospetto di Pinocchio, ma anche del Gatto e della Volpe. E quindi tutto, procura permettendo, finirà, almeno così si presume, a tarallucci e vino. Nel senso che non verranno comprovati abusi, magari soltanto una carente valutazione del senso di opportunità. Anche perché sulle giustificazioni di Scanzi, dal fatto di avere due genitori anziani di cui si prende cura e che assiste, a quello di aver usufruito di un vaccino che altrimenti sarebbe andato sprecato, si sono accaniti, naturalmente, i suoi naturali detrattori.

Lo “Scanzipensiero”

Scanzi ha spiegato anche che oltre a ritrovarsi vaccinato a soli 46 anni, mentre i suoi familiari (il padre ha solo 23 anni più del figliolo), la vaccinazione la stanno ancora aspettando e, presumibilmente, la attenderanno ancora. E comunque, tanto per riportare sino in fondo lo “Scanzipensiero” il suo gesto è stato dettato da un fine virtuoso. Quello di propagandare la possibilità di farsi vaccinare per non sprecare dosi di vaccino, oltretutto proprio nei giorni in cui AstraZeneca veniva messa al bando. Fino a auto proporsi, sempre lo Scanzi, come testimonial della campagna di vaccinazione dei “panchinari”. E perciò l’alibi che non fa una piega anche se dimostra lo sconfinato autocompiacimento del personaggio. Che obietta: “Se avessi fatto tutto di nascosto non ci sarebbe stato motivo di mettere la mia foto in rete, invece in quel modo ho inteso dare un supporto alla campagna vaccinazioni con AstraZeneca”. Quando si dice che le vie del signore sono davvero infinite.

Naturalmente molti altri hanno continuato a scagliarsi contro l’opinionista cercando di farlo a brandelli e smantellando, una per una, le sue presunte giustificazioni. Dalla Lucarelli al collega Filippo Facci. Vecchie ruggini, pareri e opinioni non sempre deferenti e vendette postume da consumare. Chi non finisce per ritrovarsi qualche nemico facendo il nostro lavoro?

Vittorio Sgarbi e vecchie ruggini

Uno per tutti : Vittorio Sgarbi: “Questo fenomeno pur facendo la fila ha potuto vaccinarsi prima degli ottantenni”.

Vabbè, sin qui il gossip che, nel bene e nel male, non fa che confermare l’interesse con cui il pubblico studia e guarda alla campagna vaccinale, oltre alla facilità di montare campagne d’odio che finiscono per sfogarsi puntualmente sui social. In un momento in cui l’argomento principale è proprio quello dei vaccini e dei tempi della vaccinazione. Non a caso la categoria degli addetti all’informazione solo la scorsa settimana è stata messa sul banco degli imputati, accusata, a torto o a ragione, di aver sobillato la pubblica opinione sulla presunta pericolosità del vaccino AstraZeneca, rasentando il procurato allarme.

Mancano le dosi, i centri per la vaccinazione e il personale

Un dibattito che ha interessato opinionisti ed esperti sul diritto/dovere di fare informazione, senza doversi troppo disturbare nella valutazione degli eventuali danni collaterali. Poi, dopo la sentenza dell’Ema tutto è rientrato, lasciandoci alla dura realtà: carenza di dosi di vaccini e mancanza di centri e di personale addetto alla somministrazione. Liguria in fondo alla graduatoria delle Regioni per numero di vaccinazioni eseguite. Prenotazioni rinviate, obiettivo ridotto da 70 a 60 mila dosi a settimana.

Quell’infermiera capro espiatorio

 

Anche se, in qualche caso, la fretta di cavalcare le notizie, o presunte tali, attribuendo a caso colpe e responsabilità, rischia di produrre danni e sofferenze. Emblematico il caso dell’infermiera del San Martino accusata di essere “no vax” utilizzando un comunicato stampa in cui, scavalcando le più elementari regole sulla privacy, si diceva che si era rifiutata di sottoporsi alla vaccinazione.

Automaticamente è diventata un’infermiera “no vax”, con la fantasia popolare, ma non solo, che le ha attribuito il ruolo di “untore”. Poi si è scoperto che un altro infermiere, regolarmente vaccinato, avrebbe contratto il virus e che quindi la vaccinazione non mette automaticamente al riparo da brutte sorprese. Inoltre nessuno avrebbe potuto disporre, per evidenti ragioni di privacy, dei nominativi degli infermieri vaccinati e di quelli non vaccinati.

Però è l’informazione bellezza. E ancora oggi l’infermiera in questione viene indicata nei titoli dei quotidiani genovesi come “l’infermiera no vax”. Anche se avrebbe potuto rifiutare il vaccino solo perché controindicato per una terapia medica in corso. Nessuno comunque ha sottolineato che forse sarebbe toccato all’ospedale spostarla in qualche ufficio o affidarle altre mansioni.

Un decalogo per l’immunità di gregge

Mi viene in mente un post pubblicato tre giorni fa sul mio profilo che prendeva spunto da un libro del 2019 di Giacomo Papi, “Il censimento dei radical chic” con tanto di decalogo contenuto nella lettera redatta dal primo ministro dell’interno che ha costituito un’autorita garante per la semplificazione della lingua italiana, dal titolo: “La questione intellettuale.
La verità è semplice, l’errore complicato. Con tanto di dieci comandamenti : 1)La complessità impedisce la verità. 2) La complessità umilia il popolo. 3)La complessità frena l’azione. 4) La complessità è noiosa, quindi inutile. 5)La complessità è superba, quindi odiosa. 6)La complessità è confusa, quindi dannosa. 7) La complessità è elitaria ergo antidemocratica. 8) La semplicità è popolare, ergo democratica. 9) La complessità è un’arma delle élite per ingannare il popolo. 10) Bisogna semplificare quello che è complicato, non bisogna complicare quello che è semplice”.

Immunità all’informazione

E allora mi capita di pensare che una sorta di immunità, non tanto al vaccino, quanto all’informazione – buona, cattiva, così e così, da social o da carta stampata, da quotidiano o da fumettone o fotoromanzo – con tanto di anticorpi, noi l’abbiamo già bella e sviluppata. Anche quella una immunità di gregge. E per quel branco di ovini, oggetto di sacrificio sulle tavole imbandite della prossima festività pasquale. Agnelli o pecore che siano.
Il gregge, appunto.

Paolo De Totero

Paolo De Totero

Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.