Sono 797 le infrastrutture autostradali in Liguria. Il punto dopo le ispezioni di questi giorni sulla A12 e sulla A6
Genova – “Non ho condiviso le verifiche effettuate dalla società concessionaria perchè a mio avviso non sono perfettamente coerenti con quelli che sono gli standard normativi”.
A parlare è Placido Migliorino, Responsabile MIMS della sorveglianza sulle concessionarie autostradali, intervistato da Fivedabliu dopo le ultime verifiche sulle infrastrutture liguri che hanno individuato altre tre opere da tenere sotto stretta osservazione.
Viadotto Costa Rossa: soffocato da cumuli di detriti abbandonati da 22 anni
Il viadotto Costa Rossa, sulla A12 all’altezza di Sestri levante, è uno degli ultimi manufatti entrati nell’elenco dei sorvegliati speciali del Ministero.
Spiega Migliorino che “il sopralluogo ha messo in evidenza degli ammaloramenti che riguardano la struttura in cemento armato degli sbalzi e delle pile, dei difetti di precompressione dei traversi, ma soprattutto l’ammaloramento degli apparecchi d’appoggio del viadotto, i cosiddetti pendoli, che sono identici ai pendoli del viadotto Valle Ragone che ho ispezionato lo scorso mese di maggio”.
Ma c’è di più. L’ispettore non ha potuto raggiungere alcune delle aree utili per verificare lo stato dei pendoli perchè “invase dai detriti che ne impedivano anche la visione completa”. Un bel pasticcio perchè “se davanti c’è un ostacolo visivo e non mi consente di vedere se quest’apparecchio d’appoggio è perfettamente verticale oppure è inclinato, o di quanto è inclinato, allora ovviamente non ho un adeguato stato di conoscenza della struttura”, continua Migliorino che poi tiene a precisare come “l’inclinazione dei pendoli è fondamentale nella stabilità complessiva perché una cosa è avere un’inclinazione di 1 cm di spostamento, un’altra è avere un’inclinazione di 5 o 6 cm come quella del Valle Ragone perché può in qualche modo pregiudicare tutta la stabilità dell’apparecchio stesso”.
E pensate che dalle schede di ispezione è risultato che questi cumuli “erano lì presenti dal 1999, cioè dopo 22 anni non erano ancora stati rimossi”. Impossibile dunque per il concessionario a effettuare i controlli.
È per questo che l’ispettore del MIMS avrebbe voluto la chiusura del Costa Rossa ai mezzi pesanti ma Autostrade ha preso tempo: “Ieri mattina ci siamo visti e la società mi ha presentato una serie di documentazioni. In pratica hanno parzialmente rimosso i detriti e indagato sulla precompressione ma non hanno effettuato le verifiche sugli apparecchi d’appoggio” e dunque l’ispettore “non ha considerato esaustive” le risposte del concessionario che si è preso altro tempo per “risolvere le criticità segnalate sul viadotto” che per ora resta aperto a una corsia anche per i mezzi pesanti.
Commenta Migliorino: “Io non ho il potere di emettere ordinanze, la legislazione lascia al gestore la possibilità di regolamentare il traffico”.
Viadotto Rio Burchi: capacità portante ridotta del 20%
Ma c’è un altro viadotto che non fa dormire sonni tranquilli, quantomeno al sindaco di Bogliasco, Gianluigi Brisca, che ha pronta un’ordinanza per vietare la sosta sotto all’infrastruttura. È il viadotto Rio Burchi, sempre sulla A12, dove Migliorino “ha trovato una grave situazione di ammaloramento, in particolare della trave di bordo sul lato in direzione La Spezia”.
Parliamo della parte esterna della carreggiata, quella verso il guard rail, dove il sopralluogo ha riscontrato la rottura dei fili dei cavi di precompressione.
“Consideri che un cavo è formato da 44 fili e su 44 fili ne abbiamo trovati 36 rotti, quindi la quasi totalità”, chiarisce Migliorino aggiungendo che “questo inevitabilmente deve far considerare che quel cavo di precompressione non è efficace. I cavi di precompressione sono cinque, quindi 1 su 5 non è efficace. Questo vuol dire il 20% di riduzione della capacità portante”.
Un ammaloramento grave che ha fatto scattare il restringimento della corsia interessata.
“Nel resto del viadotto non abbiamo trovato ulteriori problemi. Certo è che il difetto dei cavi di precompressione è abbastanza tipico e non è visibile dall’esterno, ma se si attua costantemente un’azione di monitoraggio e di ispezione si vede bene. In questo caso consideri che 36 fili rotti, insomma, ne hanno fatta di strada per rompersi”.
La galleria Santa Giulia
Sono 250 le gallerie della rete ligure e di queste se ne salvano poche, tanto che il Ministero ha stabilito un programma di interventi che andrà avanti per i prossimi due o tre anni.
E infatti anche Migliorino ribadisce che “nel corso di queste ultime ispezioni ho visto la galleria Santa Giulia, ma a dire il vero tutte le gallerie che interessano il nodo di Genova hanno bisogno di interventi urgenti, in particolare quelle sulla A10 e sulla A12” che sono sorvegliate speciali.
Cantieri infiniti
A spostare l’attenzione sulle barriere di sicurezza e su quelle antirumore la questione si fa ancora più spessa perchè gli interventi prevedono di avere i cantieri aperti in autostrada per i prossimi sei anni.
Ad essere precisi “il programma per le barriere di sicurezza investirà tutta la regione Liguria verosimilmente per i prossimi 4 o 5 anni”, sottolinea Migliorino che poi prova a indorare la pillola e aggiunge: “Per non aumentare i disagi stiamo cercando di mettere in ombra sia le barriere di sicurezza che quelle fonoassorbenti. Cioè se sto lavorando su una galleria e devo riqualificare la barriera di sicurezza nei tratti di approccio alla galleria, che intanto è chiusa per i lavori, chiaramente vado a lavorare anche sulle barriere proprio per evitare ulteriori disagi alla circolazione. Complessivamente parliamo di interventi che verosimilmente si estenderanno per i prossimi 5 o 6 anni e che hanno un importo complessivo di spesa non inferiore a due miliardi di euro solo per la manutenzione”.
Tutto questo senza contare il progetto della Gronda di Genova che, conclude Migliorino, fa lievitare i costi e pure i cantieri. Parliamo di “una spesa complessiva che sicuramente supererà i sei miliardi di euro e di lavori che andranno avanti anche oltre l’arco temporale che ho citato”. Con buona pace degli automobilisti.
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.