Negli ultimi 30 anni ridotta del 70% la massa glaciale dei ghiacciai alpini: entro il 2050 potrebbero scomparire quasi tutti quelli al di sotto dei 3.500 metri
Codice rosso per i ghiacciai italiani minacciati sempre più dalla crisi climatica. Gli studi scientifici, infatti, prevedono che entro la fine del secolo la maggior parte di essi potrebbe scomparire. Stessa sorte per quelli al di sotto dei 3.500 metri che si stima potrebbero sparire già entro il 2050. Il problema sono le temperature medie degli ultimi 15 anni che non ne permettono la sopravvivenza. È quanto denunciano Legambiente e il Comitato Glaciologico Italiano (CGI) che dal 1911 realizza annualmente campagne di monitoraggio che, oltre a permettere di documentare l’impatto della crisi climatica, consentono anche di valutarne gli effetti sul territorio. La deglaciazione, infatti, coinvolge il deflusso delle acque e il suo stoccaggio così come gli ecosistemi alpini nella loro globalità. Già adesso si osservano i primi effetti concreti su acqua potabile, raccolti, irrigazione, servizi igienico-sanitari, energia idroelettrica e stazioni sciistiche.
Il CGI, principale riferimento in Italia per gli studi dell’ambiente glaciale e partner scientifico della Carovana dei ghiacciai di Legambiente in partenza il 23 agosto, condividerà con l’associazione ambientalista le sue esperienze di ricerca e il suo patrimonio di dati secolari custoditi nell’archivio del Comitato che ha sede presso l’Università degli studi di Torino.
“Sin dal 1911 – spiega Marco Giardino, segretario del Comitato Glaciologico Italiano – il CGI promuove e coordina campagne glaciologiche annuali, e grazie al lavoro di operatori glaciologici volontari e ad un protocollo scientifico stabilito dal Comitato è stato possibile documentare storicamente lo stato dei ghiacciai italiani e quantificare le fluttuazioni delle fronti glaciali per più di un secolo. Un patrimonio di conoscenze indispensabile anche per disegnare anno dopo anno gli scenari futuri dell’ambiente d’alta quota nel nostro paese”.
Nell’ultimo secolo i ghiacciai alpini hanno perso il 50% della loro area. Di questo 50%, il 70% è sparito negli ultimi 30 anni. Preoccupa anche lo stato di salute del Calderone, un ghiacciaio appenninico quasi del tutto scomparso e declassato a “glacionevato”, cioè un accumulo di ghiaccio di ridotta superficie, di limitato spessore e senza un moto di deflusso verso valle del ghiaccio. La campagna glaciologica 2020, coordinata dal Comitato Glaciologico Italiano, ha confermato la tendenza trentennale di marcata contrazione delle masse glaciali del nostro paese. Una tendenza che appare in accelerazione negli ultimi 15 anni, seppure con modalità e velocità differenziate nei vari settori alpini monitorati. Altro aspetto che emerge riguarda la frammentazione dei ghiacciai. In seguito alla deglaciazione i ghiacciai si stanno frammentando da un corpo glaciale in più parti separate.
Mentre l’Italia brucia soffocata da una grave emergenza incendi, i ghiacciai delle nostre montagne continuano a soffrire. Tutto ciò accade in un’estate caratterizzata sempre più da eventi estremi. Per comprendere meglio le cause e gli effetti di una tendenza apparentemente irreversibile anche quest’anno Legambiente monitorerà l’ambiente montano insieme al Comitato Glaciologico con la Carovana dei ghiacciai, una campagna che ha la capacità di raccontare in maniera tangibile gli effetti della crisi climatica sul territorio a partire proprio dai ghiacciai, indicatori sensibilissimi del cambiamento climatico.
“La stessa IPCC, l’Intergovernmental Panel on Climate Change, che recentemente ha denunciato l’intensificazione e l’irreversibilità degli effetti dei cambiamenti climatici – conclude Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e coordinatrice della campagna -, elenca le Alpi tra le aree strategiche più importanti in cui è fondamentale acquisire dati per elaborare strategie di adattamento. Strategie sulle quali Legambiente da anni sta riflettendo chiedendo che vengano messe in campo misure e politiche ambiziose così come su quelle della mitigazione sul clima per arrivare a emissioni nette pari a zero al 2040, in coerenza con l’Accordo di Parigi”.
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