La polizia locale genovese testa il Bolawrap, il laccio blocca-persone dal costo top secret

Sicurezza: i vigili genovesi saranno i primi in Italia a valutare l’utilizzo di questo laccio in kevlar che sostituisce il Taser

Genova – Un dispositivo di contenimento “da remoto” fatto da un laccio in kevlar che viene sparato verso le gambe o il tronco del soggetto da immobilizzare e che impedisce qualsiasi movimento. È questo, in parole povere, l’effetto del Bolawrap, la nuova dotazione in prova alla Polizia locale genovese, meno invasiva e pericolosa del Taser e che non dovrebbe provocare danni fisici.
Test che da metà settembre partiranno sul campo e coinvolgeranno gli agenti del Reparto Sicurezza Urbana e del Pronto Intervento, cioè la squadra che si occupa anche dei tso, preventivamente formati dai tecnici dell’azienda che importa i dispositivi dagli Stati Uniti. Lo ha annunciato l’Assessore comunale alla Sicurezza, Giorgio Viale, oggi alla conferenza stampa di presentazione del lazo made in USA.

Come funziona il Bolawrap

Il Bolawrap ha all’estremità del cavo due ancorette che si attaccano agli indumenti: più la persona si muove più la corda si stringe grazie ai due ganci. Un laser guida la mira. Il lazo viene lanciato grazie alla carica di una cartuccia a salve, che garantisce la proiezione del “bola” alla velocità di oltre 150 metri al secondo, a una distanza che varia tra i 3 e i 7 metri.

A Genova e in Serbia le prime forze di polizia europee ad usare il lazo

L’Italia è la 44esima nazione al mondo ad importare e valutare il congegno che in alcuni Paesi – tra i quali, appunto, gli USA – è già in funzione. La Polizia locale genovese è una delle prime forze in Europa a testare il Bolawrap, insieme alle forze armate serbe.

Quanto costa il Bolawrap?

“In questo momento ci è stato vietato di dirlo, però preciso subito che ha un costo inferiore al Taser e agli altri oggetti non letali”.
Ci risponde così Danila Maffei, Manager Defence per la Defconservices, l’azienda che importa in esclusiva per l’Italia il Bolawrap e che, a detta della sua proprietaria non avrebbe “alcun interesse ad arricchirsi fornendo questi strumenti”. Sarà.
Dal canto suo anche l’Assessore alla Sicurezza, Giorgio Viale, glissa sui costi e rimanda a una “valutazione in sede di appalti”, dopo la sperimentazione.

st

Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.