No Green pass ai varchi portuali genovesi: quinto giorno di presidio

Manifestanti al ponte Etiopia, ma il porto è operativo

Genova – Continua la protesta dei No green pass che da venerdì scorso presidiano i varchi portuali genovesi contro la decisione del governo di allargare il lasciapassare sanitario a tutti i lavoratori.
Oggi è il quinto giorno di presidio al varco Etiopia. Qui un centinaio manifestanti bloccano pacificamente i camionisti per rallentare il flusso commerciale all’interno del porto che, a dire il vero, non ha mai smesso di lavorare. Agli autotrasportatori viene offerto un caffè e in cambio si chiede un momento per solidarizzare con il presidio.
Un’iniziativa, questa del blocco dei varchi portuali italiani, che ha raccolto la solidarietà di tante sigle sindacali al di fuori dei tre sindacati confederali – CGIL, CISL e UIL – e che ha visto l’arrivo a Genova di manifestanti dal resto del Paese.
Noi vi raccontiamo la protesta con un’intervista a Paolo Bruzzone, coordinatore provinciale CUB Trasporti, e a Riccardo, un autista del trasporto pubblico romano che ieri era a Genova a fare un’azione di solidarietà. Sono le uniche due persone che hanno accettato di rilasciare una dichiarazione, a fronte di altri che ci hanno insultato chiamandoci “servi”. Un copione visto e rivisto.
Un paradosso per chi scende in piazza in nome della libertà assoluta.

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Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.