Il ministro per le Infrastrutture e la mobilità sostenibile replica a alle critiche di immobilismo di Giovanni Mondini
Napoli – Un nome singolare che richiama l’immagine di una grondaia e che fa discutere i genovesi dagli anni ’80, quando la legge 526 del 1986 stanzia il primo finanziamento da 700 miliardi di lire per questa nuova bretella autostradale che dovrebbe collegare il porto di Voltri, allora in costruzione, con Rivarolo.
Poi il susseguirsi di progetti, proteste e ricorsi al TAR, fino al blocco della procedura di approvazione da parte dei giudici amministravi nel 1990.
La gronda resterà in stand by fino al 2006 quando un protocollo d’intesa tra Regione, Provincia, Comune e Anas approva il tracciato che prevede il rifacimento del Morandi a monte. Sulla base di questo mandato Aspi predispone il progetto preliminare che consegna nel febbraio 2008.
Il primo febbraio 2009, il Comune di Genova avvia il dibattito pubblico.
È il primo esempio in Italia di débat public alla francese, dopo l’introduzione nel nostro ordinamento dall’articolo 22 del Dlgs 152/2006 che prevede il coinvolgimento di enti locali e società civile nei processi decisionali sulle grandi opere.
Le assemblee si rivelano particolarmente difficili e tormentate. L’opposizione sul territorio è forte e gli incontri si concludono senza l’approvazione di nessuno dei tracciati proposti.
L’iter va avanti comunque e nel 2017 il Ministro delle Infrastrutture, Graziano Del Rio, in visita al Salone Nautico di Genova, dichiara di aver “approvato pochi giorni fa il progetto definitivo e la dichiarazione di pubblica utilità”.
Ma ad agosto 2019 un terremoto coinvolge l’opera: il Mit, sotto la guida di Danilo Toninelli, pubblica un’analisi costi-benefici che invita a considerare “opzioni infrastrutturali più efficienti” e che, di fatto, è una bocciatura della bretella genovese.
Intanto il costo aggiornato complessivo per la realizzazione della gronda è lievitato fino a 4,7 miliardi di euro per 120 mesi di realizzazione.
Non passa neanche un mese e il nuovo ministro alle infrastrutture, Paola De Micheli, fa dietro front: “Sui cantieri ora basta con i no politici. Avanti con la Tav e la Gronda a Genova”.
A tutto questo teatrino oggi si aggiunge la voce del ministro alla mobilità sostenibile, un nome diverso per accentuare la presunta tendenza green del Governo, che davanti alla platea degli industriali a convegno sulla coesione territoriale risponde alle critiche del presidente di Confindustria Liguria, Giovanni Mondini, che aveva parlato della gronda come di “un progetto non operativo”.
“Il soggetto che deve realizzarlo è Aspi che è rimasto bloccato nel rapporto con lo Stato dopo il crollo del Ponte Morandi”, dichiara Giovannini. “Finalmente dopo un lungo iter si è arrivati ad una transazione con Aspi che sbloccherà questa situazione”, un “passo avanti importante”.
Il “modello Genova” con “102 opere commissariate”, aggiunge Giovannini, “sta portando effettivamente un’accelerazione”, con “l’apertura di cantieri nel 2021”. “lo avevamo detto fin dall’inizio, non giudicate, i cantieri verranno aperti più avanti”. Sono stati fatti “passi avanti importanti, nello spirito di accelerare”.
Accelerare il progetto di un’opera che arriva dal secolo scorso?
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.