Il pentito Labate è irreperibile, vuole ritrattare le sue dichiarazioni

Reggio Calabria – Un collaboratore di giustizia di Reggio Calabria si sarebbe allontanato dalla località protetta dove si trovava. Si tratta di Francesco Labate, detto “Checco”, il quarantenne coinvolto nell’operazione “Metameria” e genero del boss Filippo Barreca.
La notizia è stata pubblicata sulla pagina facebook di Klaus Davi secondo cui il pentito, “avrebbe fatto perdere le sue tracce dopo aver dichiarato di voler ritrattare tutte le accuse fatte nei verbali riempiti davanti ai magistrati della Dda di Reggio Calabria”.

Stando a quanto sostiene Davi, Labate avrebbe inviato anche un video alla moglie per spiegare la sua scelta e una lettera al suocero, il boss ergastolano Filippo Barreca. Sulla vicenda la Procura della Repubblica di Reggio Calabria non rilascia alcuna dichiarazione. Dai primi accertamenti investigativi, però, sembrerebbe che il pentito effettivamente abbia fatto perdere le sue tracce e si sia allontanato dalla località protetta senza comunicarlo al Servizio centrale di protezione. Secondo le prime ipotesi sarebbe un allontanamento volontorario. Il collaboratore avrebbe fatto sapere di voler ritrattare tutte le sue dichiarazioni e di voler scontare gli anni di reclusione che gli verranno inflitti pur di poter trascorrere con la famiglia il temp oche gli rimarrà una volta uscito di prigione.

Chi è Francesco Labate

Secondo i pm della Dda Stefano Musolino e Walter Ignazitto che hanno coordinato le indagini “Metameria”, Checco Labate sarebbe stato “l’ambasciatore” sul territorio deputato “alla gestione della raccolta estorsiva” con il compito di commettere “danneggiamenti e intimidazioni nei confronti degli imprenditori e dei commercianti che non ottemperavano alle richieste della cosca”.

Quando non accompagnava Barreca nei suoi spostamenti nella provincia reggina, o non doveva partecipare sagli incontri con altri appartenenti alle cosche, Labate si occupava di sistemare i sospesi con chi non si adeguava alle richieste della ‘ndrina.

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