La querela è stata depositata contro Maurizio Molinari che il 10 ottobre scorso, in TV, li ha definiti “un’organizzazione violenta, quanto resta del terrorismo italiano degli anni ’70”.
Torino – Si sono presentati venerdì scorso, davanti al Tribunale di Torino. Una lunga fila con tanto di bandiere bianche col treno crociato per depositare le loro querele contro Maurizio Molinari, il direttore di Repubblica, che il 10 ottobre scorso, durante Mezz’ora in più in onda su Rai3, li aveva definiti “un’organizzazione violenta, quanto resta del terrorismo italiano degli anni settanta”. Di più: “Per un torinese No Tav significa sicuramente terrorista metropolitano, chiunque vive a Torino ha questa accezione”.
Le dichiarazioni in diretta
Gli avvocati dei No TAV
“Applicare l’etichetta di terrorismo a un movimento sociale da tanti anni insediato sul territorio della Val di Susa e radicato in una vasta comunità di cittadini, non solo valsusini, vuol dire proporre un’equiparazione non solo falsa e incongrua ma altamente diffamatoria sia nei confronti dell’intero movimento che nei confronti dei singoli che ne fanno parte”.
Lo ha spiegato Claudio Novaro, l’avvocato che anni fa difese alcuni No Tav proprio da un’accusa di terrorismo. Il caso era quello dell’incendio di un compressore nel cantiere di Chiaromonte, nel 2013. Accusa poi decaduta.
“L’esercizio del diritto di critica è tutelato dalla nostra Costituzione ed è un momento fondamentale di libertà – ha concluso l’avvocato -, ma non può certo sconfinare nel consapevole e deliberato attacco della reputazione altrui”.
Gli attiivisti
Le prime querele sono state presentate a Torino e alla caserma dei Carabinieri di Susa, ma gli attivisti hanno promesso una pioggia di querele che non si fermerà: “Sarà solo l’inizio perchè ne seguiranno altre da parte di coloro che, come No Tav, si sentono diffamati da Molinari. Che vivano a Torino o in qualsiasi altra città, poco conta”.
Il direttore di Repubblica
Non si è fatta attendere la replica del direttore di Repubblica, che ha commentato l’iniziativa così: “Accolgo con favore la possibilità di appurare la verità su quanto ho affermato il merito al Movimento No Tav. E su questo ho piena fiducia nel ruolo della magistratura. Perché la verità dei fatti è non solo nell’interesse di ogni giornalista ma di ogni cittadino”.
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.