I giudici di Viale Mazzini hanno esaminato lo stato di attuazione del cosiddetto “ProteggItalia”. Gli esiti trasmessi a Palazzo Chigi e al Ministero della Transizione ecologica
Roma – La Corte dei Conti mette il dito nella piaga.
In un Paese dove si verificano i 2/3 delle frane censite in Europa, la burocrazia tiene le opere ferme al palo e di fatto rallenta l’attuazione del ProteggItalia, il Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico. Lo denunciano i giudici di Viale Mazzini che lanciano l’allarme e chiedono un’inversione di tendenza per il PNRR e i suoi 2.487 miliardi di euro da spendere per questa emergenza.
Il punto sull’indagine
I magistrati contabili hanno sottolineato che il “Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico, il ripristino e la tutela della risorsa ambientale” ha mobilitato risorse economiche nazionali e comunitarie per 14,3 miliardi di euro in 12 anni, dal 2018 al 2030, destinate alle Regioni e agli enti locali, unificando sì il quadro generale dei finanziamenti ma “senza risolvere i problemi dell’unificazione dei criteri e delle procedure di spesa, dell’unicità del monitoraggio e dell’accelerazione della spesa”.
L’eccessiva proliferazione e frammentazione delle piattaforme, dei sistemi informativi non aiuta ma peggiora quella che la Corte ha chiamato “debolezza degli strumenti e delle modalità di pianificazione territoriale”.
E non va meglio con la governance: task force, cabine di regia, strutture di missione, e segreterie tecniche, fanno finire nel pantano i processi decisionali e le responsabilità.
Ma il problema maggiore è la preferenza per le gestioni straordinarie e i commissari delegati che rallentano il cambio di passo verso “una programmazione in via ordinaria della gestione del territorio, in grado di attuare una politica efficace di prevenzione e manutenzione secondo quanto stabilito dalla Direttiva alluvioni e dalla Direttiva Acque”.
Criticità che, per i magistrati, si aggiunge alla scarsa capacità di spesa e che testimonia quanto la lentezza nell’attuazione degli interventi rappresenti, “insieme alle vischiosità dei processi decisionali, alla mancanza di una vera pianificazione del territorio, alla carenza di profili tecnici adeguati all’interno degli enti territoriali, uno dei punti dolenti del problema dissesto in Italia”.
Soluzioni? “Si auspica che l’introduzione del nuovo assetto organizzativo di governo del PNRR possa contribuire a superare tali criticità, semplificando le strutture e le procedure di attuazione”, scrivono i magistrati mentre noi speriamo che la melma burocratica non aiuti il maltempo a fare altri danni.
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.