Secondo il progetto di RFI passeranno 18 treni di giorno e 24 di notte. 30 carri per una lunghezza totale di 750 metri che andranno avanti e indietro nelle due direzioni di marcia affiancando anche una parte del tracciato del prolungamento della metro Brin-Canepari
Genova – La riattivazione della linea ferroviaria Porto-Campasso-Fegino è un’opera coordinata con il Nodo di Genova e il Terzo Valico, quindi decisa venti e più anni fa.
L’obiettivo è quello di separare il più possibile i flussi dei vagoni merci in entrata e in uscita dal porto di Sampierdarena, da quelli passeggeri di lunga percorrenza e metropolitani. La soluzione trovata da RFI utilizza le linee Bastioni e Sussidiaria come traffico passeggeri e il Campasso per i convogli commerciali, ma prevede il passaggio giornaliero di 42 treni merci in mezzo alle case di Sampieradrena e Certosa.
Esiste un’alternativa?
Lo abbiamo chiesto a Luigi Sessarego, già ideatore dell’adeguamento del casello di Genova Aeroporto dopo l’emergenza seguita al crollo del Morandi, che ci ha portati in via Fillak a vedere con i nostri occhi la soluzione che elimina il passaggio dei treni merci tra le case.
“L’alternativa è quella di recepire una parte delle richieste fatte dai comitati dei cittadini di spostare le merci sulla linea sommergibile lato Polcevera. Poi, per togliere i convogli commerciali anche dalla massicciata di via Canepari, ci viene in aiuto il cosiddetto bivio Feltrinelli, bivio non considerato dai progetti di RFI che però ci permetterebbe di spostare la linea passeggeri dal lato della stazione di Rivarolo”.
Lo spiega con grande semplicità, Sessarego, e a noi sembra impossibile che i progettisti non abbiano previsto questa variante che eliminerebbe i disagi per i residenti di via dei Landi e via Canepari. Ma c’è di più. Non servirebbe neppure fare il parco del Campasso.
E come la mettiamo dal punto di vista della fattibilità?
Come si potrebbe mettere in atto questa alternativa visto che il bivio Feltrinelli è monco perchè manca la travata che attraversa via Fillak? “La fattibilità è abbastanza semplice perchè questa era la massicciata ancora in uso fino al 2000 e la travata è stata spostata solo per far spazio al cantiere del ponte San Giorgio ed è abbastanza facile da ripristinare. Si tratta di una linea che è già a doppio binario”.
Quindi RFI potrebbe fare semplicemente una travata metallica che sorpassa via fillak? “Esattamente. Si può ripristinare come era prima o con una tecnologia più moderna. Il tratto su via Fillak è breve, sono solo 30 metri. Un’opera assolutamente agevole”.
Questo è il nuovo progetto che potrebbe far tirare il fiato a tanti cittadini che adesso temono i disagi dovuti al rumore dei convogli che passeranno in mezzo alle case e anche la possibilità che le vibrazioni facciano dei danni agli edifici.
Ma c’è un’incognita: come si potrebbe inserire questa nuova tratta nei lavori del Terzo Valico che non la comprendono?
“L’ultimo miglio dovrebbe essere sottoposto alla VIA, la Valutazione di Impatto Ambientale, e la procedura prevede l’ascolto dei comitati e delle osservazioni dei soggetti interessati. In ambito di VIA si possono presentare proposte di variazione dei progetti. Poi RFI può dire sì si può fare, o no non si può fare. Ma lo deve giustificare”.
E i soldi?
Come si potrebbe finanziare questa piccola tratta?
“In realtà non servirebbe trovare altri finanziamenti. Ci sarebbero maggiori risparmi evitando di ricostruire la travata sul Polcevera che prevede lavori su sei piloni e il ripristino di due travate lunghe 30 metri. Quindi il progetto potrebbe andare tranquillamente addirittura anche al risparmio. Non solo. La presenza della linea passeggeri su Canepari potrebbe evitare anche il secondo prolungamento della metropolitana dalla futura fermata Fillea di Piazzale Palli alla fermata Rivarolo-Pallavicini, perché a quel punto quella zona lì sarebbe servita dal treno passeggeri di tipo metropolitano che verrebbe spostato sulla massicciata di via Canepari”.
Sembra l’uovo di Colombo. Tant’è che Sessarego ha intenzione di presentare la variante in sede di VIA.
Da solo. Perché “al momento non ho avuto l’appoggio dei comitati”, dice, e poi sottolinea che in ballo ci sarebbe anche un’altra proposta, quella del presidente del Municipio V, che “però mette merci e passeggeri sulla stessa linea”. Lo spiega aggiungendo che “il quadrivio Torbella e il ponte di Fegino, quello che arriva su via Ferri, con la proposta fatta dal municipio diventano un vero imbuto”. Questo perchè si mischiano i flussi merci con la lunga percorrenza in arrivo da Ventimiglia e Savona, con la linea di Ovada, e con la linea dei Giovi bassa, cioè quella che arriva da Ronco. “Ecco tutte queste tracce si troverebbero a confluire in un unico incrocio su Fegino”, chiarisce Sessarego. Un delirio.
Campasso: 10 ettari che resterebbero liberi
Non è finita. La variante non prevede l’uso dell’area del Campasso come parco ferroviario: 10 ettari che verrebbero liberati. Benissimo, ma dov’è che si potranno movimentare i treni merci? Sessarego non si scompone, ha già pensato a tutto.
“Lo spazio per fare un fascio binari da 750 metri, l’equivalente di quello previsto da RFI sul parco del Campasso, verrebbe realizzato in zona Polcevera, dove la sommergibile riaffiora alla quota del ferro dei binari. Ecco, lì c’è lo spazio per ottenere un fascio di binari, si potrebbe arrivare a 10 binari da 750 metri a servizio del porto. Il parco retroporto a RFI serve perché da Bettolo, non si riesce uscire con dei treni da 750 metri ma bisogna agganciare un mezzo treno in un parco retrostante. Questo è il motivo per cui RFI è intenzionata a utilizzare parte del parco del Campasso come area di allestimento treni a sagoma europea a servizio del porto. In realtà lo si può realizzare tranquillamente in zona Polcevera, addirittura con due binari in più”.
Ora la parola passa alla VIA.
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.