Tutti i lavoratori hanno gli stessi diritti? Forse no…

Quarantene 2022 senza copertura INPS

“La nuova norma stabilisce che l’equiparazione a malattia del periodo trascorso in quarantena con sorveglianza attiva o in permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva dai lavoratori del settore privato è riconosciuta fino al 31 dicembre 2021, a fronte di apposito stanziamento”.

Partiamo da qui, dal Decreto legge 18/2020 “Cura Italia”e nello specifico dall’articolo 26 comma 1, rivolto ai lavoratori del settore privato.

“Il periodo trascorso in quarantena con sorveglianza attiva o in permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva di cui all’articolo 1, comma 2, lettere h) e i) del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 marzo 2020, n. 13, e di cui all’articolo 1, comma 2, lettere d) ed e), del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, dai lavoratori dipendenti del settore privato, è equiparato a malattia ai fini del trattamento economico previsto dalla normativa di riferimento e non è computabile ai fini del periodo di comporto”.

L’emergenza sanitaria ha obbligato i Governi che si sono susseguiti, ma soprattutto il Conte bis, a intervenire erogando bonus e indennizzi a sostegno delle famiglie e ampliando l’applicazione degli ammortizzatori sociali anche per i dipendenti di aziende che normalmente non ne avrebbero avuto diritto.
Governo, però, un po‘ meno pronto nel dare le coperture agli autonomi che ancora oggi affrontano la crisi in gran parte con mezzi propri.

Un mare di decreti, leggi e norme in cui è difficile navigare

In un mare di difficoltà e contraddizioni, mai sanate da decreti, anzi, dai DPCM, emessi a raffica e che si sono sovrapposti creando una confusione senza pari, la più evidente riguarda la gestione dei lavoratori del settore privato, obbligati a restare a casa perché venuti in contatto di un potenziale contagiato.

Il Governo non ha previsto le coperture per le quarantene

Il motivo è la “mancanza di fondi da destinare alla copertura della misura per il 2022”. Con l’effetto di avere dipendenti obbligati a stare a casa ma non retribuibili se non con modalità inusuali e, comunque, non a carico dello Stato.

Secondo il Consiglio nazione dell’Ordine dei Consulenti del lavoro, le difficoltà che le aziende incontreranno saranno relative alla compilazione  del Libro unico del lavoro, perchè le assenze, e siamo già alla metà di gennaio in piena emergenza sanitaria,  si dovrà ricorrere a ferie, permessi o assenze giustificate, perchè non è prevista copertura per la quarantena.

Ci sarà sempre la possibilità di ricorrere al lavoro agile purché il lavoratore sia in buona salute e non sia stato rilasciato un certificato medico di malattia. In caso della presenza di un certificato medico, si dovrà ricorrere alle soluzioni “di ripiego” non rispondenti, però, alla realtà.

I rischi solo per i lavoratori del comparto privato

Questo però riguarda solo i lavoratori del comparto privato. Nel comparto pubblico invece copertura assoluta per tutti: fragili e non, contagiati e isolati, smart workers e non. Tutti hanno la massima copertura economica.

Ma non è tutto.  Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei Consulenti del lavoro ricorda che, “anche per ragioni di privacy, generalmente dal certificato medico non emerge la circostanza che si tratti di malattia per quarantena o altra motivazione”.
Quindi, solo passati diversi mesi, l’Inps potrà stabilire quanti siano i certificati emessi per malattia o per quarantena.  Pertanto, in caso di mancato rifinanziamento della misura, l’Istituto potrebbe richiedere ai lavoratori le somme erogate.

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