Precipitevolissimevolmente

La resa dei conti

Consiglio regionale Regione Liguria

Accade tutto di martedì, fra le 14 e le 14 e 40. Come una sbavatura – una sbavatura, al massimo – prima che lo spettacolo nazionale abbia ufficialmente inizio. Perché in politica, anche in politica e, soprattutto, in questo tipo di politica, la ribalta, o almeno un pezzettino di ribalta, non lo si può negare a nessuno. L’importante è riuscire a posizionarsi in una fascia di audience disponibile. L’importante… è anche lasciare qualche traccia. Almeno qualche traccia nella narrazione collettiva. E non importa quanto profonda. Un’orma, almeno un’orma. Nessuno pretende un solco. Potrebbe bastare addirittura un segnale.

Mentre tra emittenti nazionali e regionali si scaldano i motori in vista della prima serata. Al teatro Ariston di Sanremo. Appena qualche giorno dopo l’altro tormentone quello nella capitale che, nello spettacolo televisivo, ha coinvolto pure i politici.

E accade tutto in un attimo. Un fremito, un battito di ciglia. Dopo i rulli di tamburi e venti di guerra provenienti da altre regioni e città. Precipitevolisimevolmente. Scongelando una situazione che dava – aveva dato o ancora lasciava – l’impressione di un equilibrio sdrucciolo, eppure ormai stabilizzatosi tra pressioni e contropressioni. Tra chi almeno un po’ spingeva e chi rispondeva a tono facendo finta di niente.
Epperò, poi precipitevolissevolmente tra spinte e controspinte la situazione torna ad essere fluida, magmatica.

Musica, la solita musica che si interrompe. Balletti, sempre gli stessi minuetti, che si fermano. Mancanze che si palesano. Contraddizioni evidenti che vengono rimarcate.

Come se non bastasse proprio nella settimana in cui la Liguria e l’istituzione Regione sono costantemente sotto i riflettori. Giorni in cui un selfie tra presentatori, cantanti, vecchie glorie e nuove voci non si nega a nessuno. Comparsate televisive comprese.

Il fuoco amico

Ed è proprio per un peccato più o meno veniale di questo tipo che il Governatore di tutte le ligurie – da Spezia a Novi Ligure – Giovanni Toti viene preso in castagna dai suoi alleati.

Ore 14 e 40 di martedì, consiglio regionale. Al rientro in aula, dopo la sospensione per pranzo e sanificazione viene notata la sua assenza. E il delicato equilibrio, costruitosi e realizzato attorno a lui da colleghi di giunta e alleati del centrodestra, va in frantumi sotto il tiro del “fuoco amico” del capogruppo della Lega, Stefano Mai, ex assessore all’agricoltura nel Toti Primo, ed ora relegato fra i banchi della maggioranza.

Mai annuncia che i consiglieri del suo gruppo abbandoneranno l’aula. E spiega poi in un comunicato: “Abbiamo notato che le nostre proteste sulle assenze in consiglio regionale del presidente della Regione hanno sortito un effetto immediato. Oggi Toti, presidente, oltre che assessore alla sanità e assessore al bilancio, che negli ultimi tempi è stato lontano dalle questioni del territorio e più vicino a quelle romane, si è finalmente palesato in aula”.
E fin qui la carota, comunque effimera. Poi il bastone: “Speravamo restasse fino alla fine dei lavori, per rispetto dei Liguri che lo hanno eletto e di coloro che attendono risposte sui dossier aperti. Invece, nonostante vi fossero molte interrogazioni sulla sanità alle quali doveva rispondere direttamente, non è rientrato in aula per intervenire in una nota trasmissione televisiva su argomenti di politica nazionale. Per questo motivo i consiglieri della Lega hanno abbandonato l’aula in segno di protesta contro una grave mancanza di rispetto nei confronti del consiglio regionale e dei Liguri che attendono risposte sulla sanità. La Lega ha una parola sola”.

Botta e risposta

Non è dato sapere a quale trasmissione nazionale si riferisse il capogruppo della Lega, Mai. Certo è che in Regione, proprio a poche ore dall’inizio del Festival di Sanremo, si poteva registrare un certo fermento. Con tanto di foto dello stesso Governatore nell’atto di mostrare il premio che venerdì consegnerà personalmente dal palco dell’Ariston al vincitore della sezione dedicata alle cover. Una lanterna in filigrana realizzata dagli artigiani di Campoligure.

Per la cronaca la stessa lanterna dietro alla quale si sono assiepati e “imbucati”, oltre al povero e inossidabile Toti, l’assessore di Fratelli d’Italia con delega al turismo Giovanni Berrino, Ilaria Cavo, assessore di Cambiamo agli spettacoli e alla Cultura, il vicepresidente della Regione, assessore ai parchi, il leghista Alessandro Piana e il commissario straordinario di Agenzia in Liguria Roberto Moreno. Anche lui in quota Lega.
Gruppone ritratto proprio qualche minuto prima del golpe leghista in consiglio regionale. Tutti in posa e sorridenti e distesi al fianco del presidente. Che un selfie a tema non si nega a nessuno.

Poi la replica piccata di Toti, che fra una polemica e l’altra ha fatto in tempo a tessere le lodi della testimonial della Liguria, Elisabetta Canalis.
Con tanto di comunicato ufficiale con tanto di titolo telegrafico: “Nessuna intervista presidente Toti durante orario svolgimento consiglio regionale. In aula assessore Scajola con delega per rispondere a iri”.

E poi il testo della smentita impersonale dedicata a Mai: “La presidenza di Regione Liguria smentisce quanto scritto in un comunicato stampa del capogruppo della Lega Stefano Mai che sosteneva la presenza televisiva del Presidente durante il consiglio Regionale. Toti ha infatti partecipato a una trasmissione della durata di 15 minuti alle 14. Il consiglio è ripartito dopo la pausa alle 14,40 pertanto si tratta di un’affermazione falsa. La presidenza di Regione sottolinea la presenza in aula dell’assessore Marco Scajola, pronto a rispondere puntualmente a tutte le interrogazioni presentate dai consiglieri come prevede il regolamento. Prende atto, invece dell’uscita dall’aula, dai banchi della giunta, del vicepresidente Alessandro Piana che è venuto così meno al suo ruolo istituzionale”. Da sottolineare che lo stesso Toti avrebbe poi fatto filtrare la notizia che al momento dell’ammutinamento dei leghisti lui si sarebbe trovato in un suo ufficio per una riunione legata alla sanità e al Covid.

Nessun danno apparente

Comunque, al di là del clamore sulle polemiche e sul fuoco amico, nulla di tangibile. Almeno dal punto di vista politico. Con la seduta che nonostante la mancanza dei consiglieri leghisti è stata portata regolarmente a termine. E la maggioranza che non è andata sotto. Con tanto di assenza proficua, per la maggioranza, ovviamente, del consigliere del Pd Sergio (Pippo) Rossetti, anche lui reduce da Roma insieme a Toti come grande elettore. Tanto che Rossetti si è dovuto spendere in un successivo comunicato di scuse sul “fuoco amico del nemico”: “La Lega è uscita dall’aula alle 14,57. Ero in ufficio e sono arrivato alle 15, 14. Ho chiesto scusa alla minoranza. Avremmo reso plastico il dato politico. L’assenza dell’assessore part time Toti è diventata insopportabile anche per i consiglieri della Lega”.

Una commedia degli equivoci

Insomma una vera e propria commedia degli equivoci, dove per paradosso uno dei più accaniti oppositori di Toti finisce in qualche modo per salvarlo. Oltretutto permettendogli di uscire indenne da una sua personale e ricorrente carenza, quella delle assenze in aula, sulle quali in passato Pd e lista Sansa avevano molto insistito. In quelle occasioni Lega e Forza Italia avevano fatto quadrato dimostrando coesione.

Già, la coesione. Magari non la stessa mostrata sui social dall’assessore lo sviluppo economico, il leghista Andrea Benveduti. In passato eccezionalmente critico alla campagna vaccinale voluta dal suo stesso presidente. Ma i No vax, del resto sono uno zoccolo elettorale da coltivare in vista del futuro. Uno zoccolo molto vicino ai partiti populisti.

E comunque sull’intera vicenda tira le somme ironico l’assessore del municipio medio ponente Matteo Frulio del Pd: “Quindi in sostanza: la Lega critica Toti per aver accentrato troppe deleghe tra cui quella della sanità in un momento storico come questo (Rixi in tv). Fratelli d’Italia critica Toti per troppo presenzialismo a Roma per la politica nazionale e poco in Regione. E lo critica anche perché comunque, da Roma, non ottiene abbastanza finanziamenti per la Liguria (Rosso in tv).
La Lega oggi abbandona l’aula perché Toti deve farsi intervistare in Tv e si as#enta dal Consiglio Regionale. Lo critica, quindi, per un eccessivo uso dell’immagine a discapito dell’amministrazione.
Beh… praticamente Lega e FDI confermano che le critiche mosse dalla minoranza di centrosinistra in questi sei anni non erano infondate e tantomeno strumentali. Ora lo dicono pure loro! Chapeau!”.

Il valzer delle poltrone

Strumentale o no la rivolta della Lega, tanto da essere definita quasi tardiva dal capogruppo di Linea condivisa Gianni Pastorino che spinge sull’acceleratore e avverte: “La resa dei conti sembra già partita, ma se vogliamo dirla tutta, in maniera grottesca e non vorremmo che questa presunta crisi, distante dai veri problemi del nostro territorio e dei nostri cittadini si risolvesse come al solito, in un banale teatrino, in un valzer delle poltrone”.
Già, perché fra le voci che girano in via Fieschi, si parla anche di qualche assessorato importante pronto a passare di mano, oppure di qualche sottosegretariato bonariamente affidato a qualche esponente leghista. Tanto per tacitare qualche pretendente e far finire l’aria di protesta.

Intanto sui social di area “Cambiamo” è partita la controffensiva in difesa di Toti, mentre come succede solitamente sulle bacheche di area leghista il presidente riceve i peggiori epiteti.
Tra i tanti appelli spicca il post di Lilli Lauro in favore della presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. Post che risale a un po’ prima delle polemiche della Lega anti-Toti: “Ieri è stato eletto come Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Non posso che augurargli buon lavoro e auspicare il meglio per il nostro paese. Però non voglio nemmeno nascondere il mio disappunto per come queste elezioni sono andate. Il centrodestra ha avuto l’occasione di eleggere Casellati e sono davvero convinta che sarebbe stata un ottimo presidente della Repubblica. Una figura così autorevole non meritava un trattamento così”. Dimostrando, magari di non aver capito gran parte della narrazione. Ma vabbè e la politica in cui nel breve volgere di qualche attimo si passa da una parte all’altra. Tanto che poi la stessa Lauro a quattro giorni di distanza scatta a difendere sul suo profilo con un post il suo leader anche se aveva fatto infuriare Salvini per aver spoilerato il nome della Casellati. Contribuendo in maniera determinante a farla silurare.

Scrive comunque la Lauro “Uniti si governa al meglio per il bene di tutta la Regione. Abbiamo un super Presidente e siamo una super squadra. Continuiamo così”.

Continuiamo con il super presidente

Appello, quello della perpetrazione del nostro Superpresidente che il leader del Carroccio Matteo Salvini, in palese trance agonistica, ha etichettato sfottendolo come Superman, che finirà probabilmente per essere osservato e commentato da destra a sinistra e da sinistra a destra, al di là delle battagliere dichiarazioni di rito. Perché come sostenne alla fine dell’Ottocento il compositore Franz Listz: “La politica è la scienza dell’opportunismo e l’arte del compromesso”. Che ripreso e modificato da Roberto Gervaso suona: “Che la politica sia l’arte di menare il can per l’aia, lo sappiamo da quel dì. Come da quel dì sappiamo che è l’arte del compromesso. Ma c’è un limite a tutto”.

Già ci dovrebbe essere un limite a tutto, anche se le previsioni e i rumor di palazzo suggeriscono una resa dei conti, che magari farà scrivere qualche altro capitolo, ma destinata a sciogliersi nel breve volgere di qualche giorno. Troppe le ragioni per evitare una crisi politica con eventuali dimissioni di Toti e nuove elezioni. Elezioni a cui il centrodestra arriverebbe ancora più spaccato. E con i soliti sospetti verso gli alleati di voler ingrassare sulle eventuali defezioni di ex sostenitori. Tutto dovrebbe risolversi con qualche altra breve prova muscolare. E poi ci sono le elezioni imminenti. Quelle con scadenze vere. A La Spezia e a Genova. Con Bucci messo in guardia anche dalla Lega e dal suo mentore Rixi sul pericolo di bruciarsi le ali volando troppo vicino al suo antico compagno di scivolate sullo scivolo che non scivolava.

E dunque la difesa della posizione prima di tutto, evitando per le legislature ancora a lungo termine nuove campagne elettorali e votazioni. In fondo, al di là della retorica politica, da una parte lo imporrebbe la situazione delicata per la pandemia. E, come se non bastasse, come ragione ancora maggiore lo imporranno le spese per una campagna elettorale che con molte probabilità per molti, consiglieri ed assessori non riuscirebbe a dare i risultati sperati. Riconfermandoli nelle attuali posizioni. Con congruo compenso.

Toti ne è del tutto cosciente e per questo sa di avere molte frecce nel suo arco. Non escluso quelle di far girare la voce di aver ricevuto qualche proposta per tornare nella capitale. Magari come sottosegretario. Realistica, dopo essersi assicurato il proscenio nazionale in occasione del Festival, ma soprattutto a Roma. Come  grande elettore e artefice importante  dell’elezione di Sergio Mattarella. Sarebbe l’estrema vendetta, nei confronti di chi non l’ha difeso adeguatamente e di chi lo ha attaccato. Ma anche nei confronti degli avversari, costretti, in caso di crisi in Regione a nuove elezioni. Ipotesi ultima che non piace a nessuno.

Questione di narrazioni e di palcoscenici, di opportunismi e di compromessi. Di evoluzioni e di recite a soggetto. Tenendo ben presenti gli opportunismi e i compromessi. Ma soprattutto i propri interessi.

Paolo De Totero 

Paolo De Totero

Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.