Genova – Questo secondo capitolo sulla vicenda dell’aggregazione Amiu-Iren Ambiente, non è motivato solo dalla necessità di completare e aggiornare la notizia, ma anche dalla complessità della vicenda che sta spaccando il Consiglio Comunale tra favorevoli e contrari e continua a far slittare la data di votazione della delibera.
Abbiamo deciso di porci delle domande cominciando dai lavoratori di Amiu.
Nella proposta di delibera, a pagina 3 – VI, si legge: ”le Parti convengono […] confermare gli attuali livelli occupazionali avuto specifico riguardo per la normativa e per i contratti collettivi nazionali di lavoro vigenti, ricercando, in coerenza con e in funzione degli obiettivi del Piano Industriale Ottimizzato, soluzioni di miglioramento organizzativo, nonché di stabilizzazione delle situazioni di precariato”.
Ma si può considerare apporto valoriale l’assunzione di personale precario già prevista dall’accordo di luglio 2016?
Ricercare “soluzioni di miglioramento organizzativo” significa licenziamenti? Oppure trasferimenti?
In effetti, a pagina 19, la proposta continua così: ”le Parti convengono che l’operazione dovrà assicurare la conservazione dell’identità aziendale di Amiu […] fatta salva la necessità di attuare una centralizzazione delle funzioni di staff, al fine di assicurare una migliore valorizzazione delle stesse, in coerenza con il modello organizzativo di Iren (avuto altresì riguardo per i contratti di servizio intercompany in essere tra le società del Gruppo Iren, i quali dovranno essere definiti anche con riguardo ad Amiu) sia con l’ottimale utilizzo delle competenze e risorse esistenti in Iren, e fermo restando che eventuali modifiche dell’attuale sede di lavoro saranno convenute su base volontaria”.
Significa che la testa dell’azienda lascerà Genova? Insomma, ancora una volta sono a rischio i diritti dei lavoratori?
Purtroppo non possiamo farvi ascoltare la voce dei lavoratori Amiu perché non siamo riusciti a raggiungere un accordo neppure per la pubblicazione della sola traccia audio. Si tratta di un problema di mancanza di tutela che è un triste sintomo dei tempi.
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.