Potremmo scrivere dell’articolo 1 della Costituzione e di come l’Italia dovrebbe essere una Repubblica democratica fondata sul lavoro.
O del Job Act e del consueto imbroglio di chi baratta a scopo di lucro la dignità dei lavoratori con i dividendi.
O della libertà di stampa e di come il nostro Paese sia scivolato, nel 2016, al 77° posto della classifica mondiale di Reporters sans Frontieres, a causa delle intimidazioni e delle minacce di morte rivolte ai giornalisti.[/vc_column_text][mk_gallery images=”2899,2898″][vc_column_text]Ma è già stato detto tutto e non vogliamo fare del generalismo.
Ci limitiamo a riportare il comunicato dello sciopero di oggi, dei lavoratori del circuito di Telecity, e a rilevare la lunga e interminabile agonia di un Paese, il nostro, ormai con un piede nella fossa.
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.