Genova – “Sostanzialmente è stato proprio un disguido. Non c’era nessun tipo di volontà di non collaborare”. Così Marco Castagna, Presidente di Amiu, smentisce le dichiarazioni del consigliere Simone Farello e aggiunge: “Credo sia la quarantesima commissione che faccio, non c’era nessun motivo per non venire”.
Il riferimento è all’assenza del management di Amiu alla commissione consiliare del 19 aprile scorso, assenza che poteva essere interpretata come un braccio di ferro dell’azienda vista la richiesta inoltrata al Comune dal Consiglio di Amministrazione di corrispondere il credito dovuto per gli extra costi di conferimento fuori regione già sostenuti.
Un debito per il Comune di Genova pari a 55 milioni di euro.
“Preso atto del ritiro della delibera e dell’approvazione TARI con un piano di rientro diverso da quello prospettato in precedenza, cioè spalmato su dieci anni anziché quattro – continua Castagna – e poiché, a meno di interventi puntuali e urgenti del socio, questo scenario è suscettibile di minare la continuità aziendale di Amiu, la lettera del 10 aprile è da considerarsi formale richiesta di corresponsione totale del credito”.
Un’affermazione che suona come un ultimatum perché il presidente di Amiu, a riguardo, aggiunge: “ Prima di portare i libri in tribunale abbiamo tutte le carte per vedere il nostro credito riconosciuto e onorato”.
Così il 21 aprile, davanti a un’aula semi deserta (abbiamo contato 18 consiglieri su 40), va in scena l’ultimo atto della vicenda Amiu-Iren Ambiente, tra diktat e presunti ricatti.
È ancora il consigliere PD Simone Farello a porre il problema: “Io, Partito Democratico, non sto sottoponendo nessuno a un ricatto. Io ho fatto ritirare la delibera. E penso che questa delibera non passerà in questo ciclo amministrativo, ne sono convinto. Ma non vi sembra un ricatto dire a delle forze politiche che rappresentano i cittadini che, se anche il consiglio comunale ha dato l’indirizzo di cercare un partner industriale nel 2014, vi facciamo arrivare al 2017?
L’ultimo mese di mandato per discutere questa cosa perché tanto noi l’abbiamo il piano B: aumentare le tariffe. Questo è il ricatto”.
Il riferimento è all’intervento di Francesco Miceli, Assessore al bilancio, che non lascia spazio al dubbio: ”Nel caso di un esito non positivo dell’opportunità aggregativa, se l’azienda chiede senza ulteriori indugi il rimborso degli extra costi già sostenuti, quello è un problema TARI e prenderebbe una strada obbligata”.
Quindi il credito di Amiu non è nei confronti del Comune ma verso la TARI e aggiunge Miceli: “Lo stesso vale per la messa in sicurezza di Scarpino e la sua gestione post mortem”.
Insomma, a pagare saranno come sempre gli utenti.
La TARI è una partita neutra nel bilancio del Comune: il soggetto gestore (Amiu) dice al soggetto impositore (Comune di Genova) quanto ha speso e il Comune gli rifonde questi importi dopo averli recuperati attraverso la TARI.
Non c’è spazio per soluzioni diverse. Questo è quanto sostiene Miceli.
Di avviso diverso è Stefano De Pietro, consigliere di Effetto Genova, che risponde all’Assessore al bilancio con una proposta: “Se fossi io al suo posto, nel piano di salvataggio di Amiu non avrei portato Iren ma avrei provato a vedere se fosse possibile riprenderci la discarica facendola restituire gratuitamente al Comune da Amiu, visto che l’ha usata male e adesso non serve più. In questo modo i lavori di bonifica potrebbero non dipendere più dalla TARI e magari questo ci permetterebbe di sforare il patto di stabilità”.
Infine Paolo Putti, capogruppo di Effetto Genova, condivide con l’aula le sue perplessità sui problemi bancari di Amiu e lancia qualche frustata al Presidente Castagna: “Mi risulta che Amiu sia, storicamente, un buon pagatore e mi stupisce che non abbiamo un livello di contrattazione significativo con gli istituti bancari”.
La questione fa riferimento sempre alla lettera del 10 aprile, dove il Consiglio di Amministrazione di Amiu denuncia “la sospensione delle usuali procedure di anticipo fatture da parte di Banca CARIGE e analoghi provvedimenti attesi da parte di Banca Intesa (in quanto anticipato oggi verbalmente) ”.
La situazione è grave: Amiu non può assumere impegni di spesa né congelare la situazione e aspettare fino al riequilibrio di bilancio di luglio, con la nuova giunta.
L’unica soluzione è che il Comune paghi il suo debito?
Sì, no, nì.
“Se anche il Comune dovesse pagare il suo debito – precisa Castagna – il problema resterebbe perché nel mondo dei rifiuti le banche ti chiedono la durata del tuo contratto di servizio”.
Resta da capire se l’unica strada per il rinnovo del contratto di servizio, che scadrà nel 2020, sia davvero l’aggregazione con Iren Ambiente.
Simona Tarzia
QUESTI GLI INTERVENTI COMPLETI DEGLI ALTRI CONSIGLIERI INTERVENUTI
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.