Genova – Cento giorni alle spalle non sono tanti ma sono abbastanza per tentare un primo bilancio. Così, al traguardo delle tre cifre, abbiamo deciso di pungolare un po’ Stefano Balleari, Vicesindaco con delega alla Mobilità e Trasporto Pubblico, sulla situazione genovese della partecipata dei trasporti.
In questa intervista facciamo il punto sulla dirigenza AMT, sui costi dei sindacati, sull’evasione tariffaria, sul perché si debbano acquistare i nuovi autobus a tavolino per poi essere costretti a modificarli, sui problemi di sicurezza per gli utenti e gli autisti nelle corse notturne, soprattutto della linea 1 e 18.
Insomma, Balleari è arrivato a Palazzo Tursi con dieci anni di esperienza in Consiglio Comunale e la certezza di poter cambiare qualcosa, a partire dal mantenimento in house di AMT.
La fusione per incorporazione tra AMT e ATP, però, che dovrebbe garantire la continuità nella gestione pubblica, preoccupa i lavoratori: sarà solo una scusa per livellare i contratti verso il basso?
E ancora: a che punto siamo con la sicurezza stradale?
Ascoltate cosa ci risponde il Vicesindaco.
Simona Tarzia
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.
Egregio signor vice sindaco Stefano Balleari, secondo lei, è meglio realizzare il cosiddetto progetto Gate, con costi pubblici altissimi (oltre 100 Ml. di euro), una nuova stazione ferroviaria a Sestri Ponente difficilmente raggiungibile, che obbliga alla soppressione della attuale stazione di Cornigliano, depotenziando il servizio di TPL su ferro, con il risultato di avere, per tutta la delegazione, solo la nuova fermata in fondo a via S. Giovanni d’Acri, lo spostamento della linea ferroviaria dalla fermata di Cornigliano fino alla nuova fermata di Genova – aeroporto, con la demolizione e ricostruzione del cavalcavia di via Siffredi-ferrovia, la modifica del parco ferroviario dell’acciaieria Ilva (con ulteriori costi) , l’utilizzo dell’unico suolo libero rimasto disponibile, che sarebbe assolutamente necessario per il contenimento del rischio idrologico e la attenuazione del relativo vincolo urbanistico (ai sensi del Piano di Bacino del torrente Chiaravagna), e la realizzazione di impianti funiviari tipo cabinovia con alti costi di gestione derivanti dall’obbligo di presenza di personale, scarse capacità di trasporto e funzionali e dipendenti dalle condizioni atmosferiche,
piuttosto che
il progetto denominato Nuovo nodo infrastrutturale di via Siffredi, con costi molto ridotti (circa 60 Ml. di euro), un nodo di interscambio facilmente raggiungibile e dotato di parcheggio, senza nessuna sostanziale modifica dell’assetto ferroviario attuale, compreso il mantenimento della fermata di Cornigliano, cantierabile anche in singoli lotti funzionali (ad es.: la funicolare per gli erzelli può essere realizzata immediatamente, con accesso da via Siffredi, su suolo pubblico e senza interferire con gli edifici industriali privati adiacenti, successivamente potrà essere realizzata la nuova fermata ferroviaria e il people mover per l’aeroporto), con un sistema di funicolari ad alta efficienza, che ne fa un impianto unico al mondo, completamente automatizzato, di ultima generazione (ai sensi del DDL n. 337/2012), che non impegna il suolo libero disponibile per il contenimento del rischio idrologico e che anzi, con la realizzazione di una piastra di copertura di 10.000 mq. ad assorbimento controllato, contribuisce significativamente al contenimento di detto rischio?
Cordialmente, Mauro Rossi.