Genova – Il Comitato Porto Aperto, insieme all’associazione Progetto Genova e all’Associazione Verdi Ambiente e Società Onlus (V.A.S.), ha presentato questa mattina un esposto “per disastro ambientale” alla Procura della Repubblica di Genova.
Ci spiega così Fulvio Silingardi, Presidente di Porto Aperto: “Lo abbiamo fatto per spirito civico. Dopo aver avvisato tutte le amministrazioni locali senza ottenere una risposta efficace, abbiamo fatto dei passi legali, l’ultimo dei quali è appunto questo, una denuncia contro ignoti per disastro ambientale”.
Il Comitato e l’associazione V.A.S., infatti, si sono rivolti in precedenza al Tar Liguria (QUI la sentenza) che ha rilevato come “dinanzi a dati di particolare rilevanza e profondità, seppur forniti da semplici cittadini o da associazioni, anche prive di riconoscimento formale, è ben difficile ipotizzare che una p.a. responsabile, pur nell’esercizio delle proprie prerogative di merito (a partire dal livello programmatorio sino a quello gestionale), resti del tutto indifferente od inerte”.
Non solo, sulla base della procedura indicata direttamente nella pronuncia del TAR, la Direzione Generale per lo Sviluppo Sostenibile e per il Danno Ambientale del Ministero dell’Ambiente ha conferito a ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, l’incarico di pronunciarsi sull’impatto ambientale delle riparazioni navali nel porto di Genova.
Un impatto che secondo le associazioni firmatarie dell’esposto comporterebbe “emissioni di una gravità inaudita”, testimoniate da una serie di rilevazioni ambientali commissionate all’azienda certificata Eurochem. Si parla per il cromo di valori pari a 126 volte la norma e per il mercurio oltre 186 volte la norma (vedi QUI).
“Queste attività sono riconosciute, a livello internazionale, come tra le più inquinanti”, continua Silingardi che aggiunge: “Addirittura rientrano nel comparto dell’industria pesante e sarebbero incompatibili con l’abitato. Eppure le sorgenti di questo inquinamento si trovano a 70 metri dalle case” e poi conclude: “Noi vogliamo che questo problema, che come ripeto è di una gravità inaudita e pressoché sconosciuta, venga affrontato nel merito dalla Pubblica Amministrazione”.
Dello stesso avviso anche Marika Cassimatis, Presidente dell’Associazione Progetto Genova, che tiene ad aggiungere: “Il lavoro deve essere compatibile con la salute. Spesso e volentieri vengono tollerate a Genova situazioni in cui si pone sempre davanti il lavoro rispetto alla salute dei cittadini”.
Simona Tarzia
Potrebbe interessarti anche:
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.