Benvenuti nel Far West metropolitano

C’è una frase da tramandare ai posteri dell’illustre Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Sergio Mattarella
Sergio Mattarella

“L’Italia non sia Far West”, finirà per fare il paio con  l’esortazione “Abbassiamo i toni” dell’emerito Giorgio Napolitano.
Perché poi i toni non siamo riusciti ad abbassarli. Anzi. E nel Far West ci siamo calati, tutti, tutti i giorni e da parecchio tempo.
Intendiamoci, perché per onore di cronaca, l’esternazione completa del Capo dello Stato “L’Italia non può essere il Far West dove uno spara a una bimba dal balcone” è del tutto legittima, specie se messa in connessione con la vicenda nello specifico. Mattarella si riferiva  al fatto accaduto a Roma dove un italiano ha deciso di provare una pistola ad aria compressa puntandola su una bambina di origini rom di appena quattordici mesi, a passeggio con la madre in via Togliatti e facendo fuoco.
La bambina, Cirisela, colpita alla schiena il 17 di luglio, è stata ricoverata al Bambin Gesù dove i medici l’hanno dichiarata fuori pericolo, non escludendo però la possibilità che la piccola in futuro non possa più camminare. Naturalmente alla frase  giudicata strumentale da parte del Vicepremier e Ministro dell’Interno, il segretario leghista Matteo Salvini, in perenne campagna elettorale, stavolta mitragliando post e proclami sulla legittima difesa, lo stesso  Salvini si è peritato di dare immediata risposta. Proclamando, con il colpo in canna: “Nessuno vuole il Far-West in Italia, nessuno vuole le pistole libere, al massimo c’è qualche ‘pistola’ in libertà, nel senso di uomini che parlano a vanvera”.
Strumentale oppure no, l’esternazione di Mattarella. Strumentale oppure no la risposta  insultante in milanese di Salvini. Certamente un po’ tutto sopra le righe. Tra stampa, media, social e televisione che continuano a propinarci, soprattutto in politica, risse da saloon. Esattamente come nel Far West.

Tra social dove si affrontano, di volta in volta, branchi di ultras in sanguinosi duelli all’ultimo meme, rimanendo ostinatamente in piedi di fronte agli sprazzi inconsulti di ragionevolezza che ogni tanto traspaiono. Anche li’ il Far West a cui alludeva Mattarella dove sono di casa l’aggressione verbale e le scazzottate dialettiche magari spacciate giusto per legittima difesa, se non per violenza proletaria.
Peccato non aver sentito il Capo dello Stato fare un’analoga dichiarazione dopo il raid di Macerata, quando Luca Traini avvolto nel tricolore ha sparato – e lì erano pallottole vere, mica pallini di gomma – nel mucchio di immigrati di colore ferendone sei. Si era limitato a dire “Senza senso di comunità si arriva alla violenza, il senso del bene comune è fondamentale” rivolgendosi poi ai leader dei partiti e ripetendo il vecchio refrain del suo emerito predecessore  “Abbassiamo i toni”. Insomma di fronte a un personaggio poi dichiarato incapace di intendere e di volere il Far West doveva ancora venire.

Eppero’ si avvicinavano le elezioni e probabilmente aveva avuto il timore che dichiarazioni troppo forti potessero portare qualcuno a gridare all’impeachment.

Paolo Savona
Paolo Savona

Mica se lo poteva sognare che da lì a qualche mese si sarebbe ritrovato a discutere con i CinqueStelle di Giggino Di Maio e la Lega di Matteo Salvini per formare il Governo. E che peggio avrebbe dovuto rimandare a Filippi il prof. Giuseppe Conte che gli proponeva il collega Paolo Savona al ministero dell’economia per poi rivederselo davanti con lo stesso Savona ridimensionato a ministro per gli affari europei. Rischiando, il Mattarella, l’accusa di impeachment, per l’appunto. E poi chi sarebbe andato a presagire che Savona sarebbe stato indagato per usura bancaria, altrimenti detta usura bianca. Non è che puoi individuare immediatamente chi dell’allegra compagine avrà le parti del “Buono”, del “Brutto” e del “Cattivo”. Magari per lo scemo del villaggio e per il killer le previsioni potrebbero anche risultare più facili. Perché nel Far West il killer e lo scemo del villaggio ci sono sempre. Gli altri, a piacere, finisce che si scambiano le parti.
Stefano GarassinoE così dal generale, il panorama nazionale, a quello particolare, cioè il paesaggio genovese dove il famigerato Far West scoperto da Mattarella esiste da anni. Da quando, per esempio, il popfilosofo Simone Regazzoni, allora autocandidatosi alle primarie cancellate del Pd, insisteva sul Clint Eastwood prima maniera, quello di per un pugno di dollari, con poncho, cappellone e colt fumanti, fino all’attuale assessore alla sicurezza Stefano Garassino, quello delle “zecche rosse”, emulo dello sbrigativo Capitan Salvini, che tiene come non mai al soprannome coniato esclusivamente per lui di “assessore Sceriffo”,a cui basta la stella della legge per esaltarsi. Cinque,  come quelle di Luca Pirondini, sarebbero probabilmente troppe. Perché il problema è quello di riportare a norma, nella nostra città, la delinquenza diffusa nel centro storico o anche quella delle periferie o dei quartieri collinari come la Diga di Begato, per la quale addirittura il sindaco Marco Bucci, con quella faccia da ranger, con tanto di barba canuta, è salito sin lassù a promettere un intervento e il pugno di ferro dei suoi uomini. Sceriffo compreso. E tra la GenovaMeravigliosa di cui si parla tanto e il Far West evidentemente ci sta di mezzo il mare. Perché il Far West, nell’immaginario è luogo di frontiera bonificato dai pionieri, in cui comunque vige la legge – si fa per dire – del più forte. O di quelli che si fanno giustizia da soli. Il che equivale a dire che la legge come entità oggettiva non esiste, o non esisterebbe. Insomma ognuno fa quello che gli pare, come gli pare e dove gli pare. E non mi sembra di dire un’eresia consigliando di dare un’occhiata in tutti i quartieri, collinari, periferici, ma financo centrali e residenziali, alla situazione dei rifiuti ingombranti abbandonati ai lati della strada, o addirittura in prossimità dei cassonetti Amiu. Immagini che danno l’idea di una città priva di regole condivise dalla collettivita’. Da tempo Capitan Miki Balleari, il vicesindaco sale a bordo dei mezzi pubblici con i controllori per vidimare il biglietto. Solo che poi vieni a scoprire chela percentuale di evasione supera il 30 per cento. E lo sceriffo assessore insieme al Grande Ranger, parla di istallazione di telecamere per colpire e sanzionare i balordi che approfittando delle ombre della notte svuotano sul suolo pubblico furgoncini carichi di ogni detrito, ma anche di mobili, di pezzi di mobilio, di divani, di elettrodomestici a fine corsa, di porte scardinate. Ma le telecamere stentano ad arrivare e le immagini di nature morte di mobili defunti, scattate dai privati hanno inondato i profili di gruppi o di singoli genovesi che su quelle foto hanno costruito una fortuna a suon di likes e commenti. Foto già in numero congruo durante la giunta Doria ma che con l’attuale amministrazione sono addirittura aumentate. Incivili e arroganti i privati e fuori legge le ditte che lavorano in nero sgomberando magazzini e cantine e lasciano tutto in strada. Tanto che si parla con rinnovata veemenza di ronde a tutela del territorio. Insomma dove la legge non esiste intervengono i cittadini a farsi giustizia da soli. Come accadeva nel Far West quando i cow boy si organizzavano per difendersi dai banditi che razziavano nelle città. Benvenuti nel Far West, che non è una tardiva invenzione del presidente della Repubblica, ma esiste ormai da tempo, insito anche nella sfiducia strisciante di ogni singolo nei confronti delle istituzioni, nella fuorviante accondiscendenza verso se stessi che spesso va a danno della collettività, nella speranza di farla sempre franca. Perché noi siamo i cow boy e la collettività i poveri indiani confinati nella riserva. E, se serve, è possibile è gratificante ripassare a dovere  quel vecchio motto del marchese Onofrio del Grillo – nobile di origini e marchese proprio come l’ex sindaco Marco Doria – quando spiegava “Io sono io e voi….“.
Erano i tempi della Roma papalina, che qualche attinenza con il Far West, ma soprattutto con i comportamenti dei nostri politici, esempio di dissolutezza, evidentemente ce l’avevano.

Giona

Paolo De Totero

Quarantacinque anni di professione come praticante, giornalista, vicecapocronista, capocronista e caporedattore. Una vita professionale intensa passata tra L’Eco di Genova, Il Lavoro, Il Corriere Mercantile e La Gazzetta del Lunedì. Mattatore della trasmissione TV “Sgarbi per voi” con Vittorio Sgarbi e testimone del giornalismo che fu negli anni precedenti alla rivoluzione tecnologica, oggi Paolo De Totero è il direttore del nostro giornale digitale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *