Genova – “Non si lavora più, non c’è più il passaggio di prima. Era una via molto praticata. Ora c’è il deserto“.
Così Mario, il benzinaio del distributore automatico di via Fillak, riassume la situazione di tutti i commercianti del quartiere che, dopo il crollo di Ponte Morandi, si sono ritrovati confinanti con la “Zona rossa”.
Dal giorno del disastro, infatti, via Fillak è diventata una strada senza sbocco, “un vicolo chiuso e in fondo non si vede la luce”, aggiunge Francesco della Società Ciclistica del Campasso che poi racconta: “È un disastro per tutti. Avete visto il fruttivendolo? Sta seduto lì fuori senza frutta“.
Bloccate in una situazione di isolamento che peggiora ogni giorno, le aziende rischiano di dover tirar giù le serrande: “Noi guadagniamo sul venduto”, ci spiega ancora Mario, “e così non vendendo più niente, o comunque vendendo anche quei 1.000 litri, non ci uscirà mai uno stipendio“.
La percentuale per il presidiante di un distributore automatico, infatti, è di 4 euro ogni 1.000 litri e con queste cifre si va poco lontano.
“Mi hanno solo detto di dare il nominativo della mia ditta, la partita IVA e che sarò chiamato. Io devo ricevere una chiamata ancora adesso”, conclude Mario.
I commercianti di via Fillak, come quelli di Certosa, chiedono velocità nelle decisioni perché la loro vita non si fermi per una fila di transenne.
Simona Tarzia
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.