Inaugura il 58° Salone Nautico in una città provata ma non vinta

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Arriva alla Fiera del Mare il Ministro Toninelli che, dopo aver fatto visita agli sfollati e aver dichiarato di aver in mano “il Decreto”, è sfilato via dai giornalisti e dalle loro domande scomode.  
Già, il Decreto, la lista della spesa che servirà a Genova per risollevarsi dalla situazione disastrosa in cui versa.
Il Decreto che dovrebbe stabilire le regole per ricostruire il ponte sul Polcevera, che ormai non è più solo una via per collegare la città a un altro pezzo di città, ma un vero e proprio campo di battaglia che ci accompagnerà fino alle prossime elezioni regionali del 2020.
Un tempo si diceva: “se una cosa funziona a Genova, funzionerà ovunque” nel senso che la Superba è sempre stata una piazza difficile e quindi rappresentava un buon banco di prova per qualsiasi esperimento sociale o prova commerciale. Ma erano i tempi del triangolo industriale, il cosiddetto “Ge-Mi-To, che inorgogliva noi ragazzini che alle scuole elementari sognavamo (perché poi?) una città con 1 milione di abitanti. Il gemito è rimasto, e ha prodotto una città in caduta libera e ora nell’apice del declino, il crollo o l’instabilità delle sue infrastrutture.
Oggi, Genova, potrebbe essere per il M5S l’ostacolo da superare per arrivare indenni alle prossime consultazioni elettorali, quel banco di prova di cui accennavo prima. Ma è necessario che vengano al più presto messi nero su bianco i punti nodali degli interventi da fare, del Commissario per la ricostruzione e di chi farà cosa. La sensazione è che Società Autostrade stia facendo passare tempo per far calare le tensioni e prendere contromisure. 

Il Salone Nautico a cui auguriamo lunghissima vita è l’ultimo baluardo dei bei tempi andati.
Oggi c’è un bel sole, si respira speranza. Fuori dai cancelli della Fiera del Mare ci sono i lavoratori della QuiGroup, azienda in bancarotta, e alcuni abitanti di Lungomare Canepa, assediati dallo smog e dal rumore assordante del traffico.
Vite nell’incertezza come vele in balia del vento.

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Fabio Palli

Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.

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