Genova – Alla fine il giorno è arrivato.
Atteso da chi vuole che i lavori di ricostruzione si facciano in fretta. E chi se ne frega dell’amianto, degli esposti e dei comitati.
Temuto e forse anche un po’ odiato da chi vede venir giù la sua storia, abbattuta a morsi dalla pinza idraulica che piano piano si mangia i palazzi.
Il 10 di via Porro è il primo a cadere sotto gli attacchi di quello che sembra un animale meccanico. Gli altri lo raggiungeranno entro una settimana. O almeno è questa la best option della struttura commissariale.
Da quella parte della via dove i palazzi resteranno in piedi, qualcuno si affaccia a guardare dal balcone. Qualcun altro scende in strada. Non vediamo gli sfollati.
25 famiglie che, forse, l’ultimo saluto al passato lo avranno dato con il quarto rientro, quello definitivo di fine maggio.
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.