Genova – Che le mafie siano interessate alle Grandi Opere non è una novità. L’impresa mafiosa ha liquidità enormi che seguono le vie tradizionali degli investimenti nel ciclo dei cementi, nelle attività di bonifica e smaltimento, di movimento terra. Narco-euro che attraverso gli appalti pubblici prendono la via legale.
Non è uscito indenne da queste dinamiche neppure il cantiere del viadotto Polcevera.
È notizia di lunedì, infatti, quella dell’arresto dei vertici della Tecnodem Srl, azienda napoletana impegnata nelle attività di demolizione di ponte Morandi in subappalto per Omini Spa, colpita da interdittiva antimafia nel maggio scorso.
Cosa non ha funzionato?
Ne parliamo con Michele Di Lecce, Consulente anticorruzione della struttura commissariale e già Procuratore Capo di Genova, che ci spiega i meccanismi di controllo previsti dal “Protocollo di intesa per la prevenzione dei tentativi di infiltrazione criminale” firmato a gennaio 2019 dal Commissario Marco Bucci e dal Prefetto di Genova, Fiamma Spena.
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.