Genova – Sono ancora in mezzo al guado gli ex dipendenti di Mercatone Uno: 76 punti vendita in tutta Italia, 8 negozi fuori da ogni trattativa e dunque chiusi definitivamente, 3.000 lavoratori divisi tra le promesse di Shernon Holding Srl e di Cosmo Globo.
Le vicende di Shernon, che circa un anno fa aveva acquisito 55 store del gruppo, sono note.
Il Tribunale di Milano che a maggio dichiara il fallimento, i negozi chiusi nella notte all’insaputa dei 1.800 dipendenti che hanno avuto la notizia dai social, i presidi e i sit-in davanti alle serrande chiuse, e una domanda sostanziale: chi ha dato fiducia a questi imprenditori?
A Genova le cose sono messe un po’ meglio. Forse.
Dei 41 dipendenti che facevano parte dello staff di Teglia, solo 24 sono passati a Cosmo Globo, con forti riduzioni di orari – si parla di contratti part time a 24 ore -, e la cassa integrazione per ristrutturazione a zero ore che dura da gennaio 2019, quando è cessata l’amministrazione straordinaria.
Una lotta sindacale dura quella per assicurare la continuità ai lavoratori perché i dipendenti non erano protetti da un accordo territoriale come previsto per l’ILVA.
Ci conferma Aurelia Buzzo di Filcams CGIL Liguria: “L’articolo 2112 del Codice Civile, che tutela i dipendenti nei passaggi tra rami d’azienda, non interviene su un’acquisizione da amministrazione straordinaria e quindi, in assenza di un accordo territoriale come quello previsto per l’ILVA, si è aperta una vera e propria trattativa per ampliare i numeri e gli orari”.
Non solo. Lo spettro della cassa integrazione a zero ore potrebbe presentarsi ancora per un altro anno.
Precisa sempre Buzzo: “La cassa è stata prevista per consentire a Cosmo, che è subentrata a Mercatone Uno rilevando 13 punti vendita, di ristrutturare i negozi in tutta Italia”, e purtroppo per Genova le notizie non sono buone: “Genova non sarà tra i primi store a riaprire. La politica di Cosmo, infatti, è attivare per primi i negozi in affitto per ammortizzare le spese”.
Le voci parlano di agosto o settembre per l’inizio dei lavori a Teglia e di dicembre per la riapertura. Staremo a vedere.
Intanto ci sono una ventina di persone rimaste senza lavoro che stanno ancora aspettando il TFR.
Ci spiega Buzzo che il trattamento di fine rapporto di Mercatone Uno, ante 2006, spetta sia ai licenziati che ai riassunti da Cosmo Globo e che i lavoratori dovrebbero recuperarlo dal fondo di garanzia INPS.
Semplice no? Non proprio.
Se da una parte, il 14 giugno scorso, l’INPS centrale ha inviato una circolare che dava l’ok alla liquidazione, dall’altra gli uffici territoriali hanno avuto comportamenti diversi e così alcuni hanno pagato e altri no.
“A Genova abbiamo avuto un rifiuto la settimana scorsa”, conferma Buzzo commentando le parole di un lavoratore che aveva fatto la pratica on line e che si è visto arrivare il diniego, e poi aggiunge: “Quello che ci lascia sbigottiti è che pare che l’INPS di Genova non fosse a conoscenza della circolare”.
Una situazione paradossale che si aggiunge all’inerzia del Comune.
“Come organizzazione sindacale siamo anche un po’ rammaricati perché da parte del Comune avevamo ricevuto tanti impegni ad aprire dei tavoli di discussione per mettere in campo iniziative per attrarre investitori in città ma di fatto non è accaduto nulla“, conclude Buzzo.
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.