Genova – Atteniamoci ai fatti. Senza polemiche. Solo gli eventi nudi e crudi.
Ieri, in Consiglio Comunale, era in calendario un articolo 54 sul crack Fogliani.
Non proprio robetta.
Si parla di riciclaggio, autoriciclaggio, bancarotta fraudolenta, falso in bilancio, truffa aggravata.
Oltre 500 dipendenti lasciati in mezzo alla strada, un buco che supera i 325 milioni di euro e un matrimonio da nababbi per Chiara Fogliani celebrato a giugno 2018, quando il Titanic stava già affondando.
200.000 euro il costo, esclusi buffet, dolci e torta – fatturati da Pasticceria Svizzera -, ed esclusi gli abiti della sposa che pare fossero quattro, due acquistati a Parigi e due a Napoli.
200.000 euro messi a bilancio di un gruppo agonizzante come “spese di rappresentanza”.
Eppure sembra quasi che la Genova vacanziera voglia dimenticare questo schiaffo all’economia della città. Primi fra i tutti i politici che continuano a mantenere un silenzio inspiegabile anche dopo le evidenze investigative.
C’è di che sentirsi traditi. Soprattutto se appartieni alla schiera degli ex dipendenti, i più colpiti da questo falò dei buoni pasto. Cornuti e mazziati verrebbe da dire.
E invece no.
Ieri dicevo, a protestare in Sala Rossa erano in cinque, sindacalista compreso.
Io non credo alle dimenticanze. Ci si può scordare di chi ti ha fregato il lavoro?
Non me lo spiego, e allora sono qui a chiedermi se non è che per caso avete paura. O forse sperate che il re dei buoni pasto riesca ancora a sistemarvi come ha fatto per i suoi fedelissimi, dirottati in grandi aziende del territorio.
O può darsi che non crediate più alla politica di queste aule dove si parla di tutto e non si ottiene niente.
Perdere il lavoro è uno shock che ti interrompe la vita. Anch’io lo so bene. Ma non fatevi appannare il futuro.
Abbiamo bisogno di voi, dei protagonisti involontari di questa catastrofe.
Su forza, parlate, arrabbiatevi, denunciate.
In certi casi è meglio svegliarsi male che non svegliarsi affatto.
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.