Genova – Sono 20 i viadotti pericolosi finiti nell’inchiesta bis della Procura di Genova, 18 quelli sulle autostrade che corrono tra Liguria e Piemonte.
A far notizia oggi è anche il Coppetta, 112 metri di viadotto sulla A7, nel Comune di Serra Riccò, dove la circolazione in direzione Milano è ridotta a una sola corsia di marcia “in via cautelativa”, fa sapere la Direzione di Tronco genovese. Vietati, fino alla fine degli interventi di manutenzione, anche i sorpassi tra TIR e il transito ai TE che superino le 44 t.
Secondo i più recenti cicli di monitoraggio effettuati dalle società esterne incaricate da Aspi, infatti, il Coppetta ha ricevuto una votazione pari a 70, che significa rischio crollo massimo.
Siamo andati sul campo con il nostro tecnico per provare a farvi vedere quale sia la situazione del viadotto e dopo una lunga camminata in discesa tra i boschi della vallata, siamo riusciti ad arrivare proprio sotto il cavalcavia.
Partiamo dalla platea di fondazione: vedete nelle immagini come la terra intorno sia stata dilavata dall’acqua piovana. Questo ha lasciato i pali in parte scoperti. Una situazione che se dovesse proseguire sarebbe potenzialmente pericolosa in quanto il vantaggio di questo tipo di fondazioni è proprio quello di ridurre i cedimenti a lungo termine sfruttando la resistenza – sia per attrito che in appoggio – degli strati di terreno profondi. Pali di questo tipo, infatti, scendono fino a 30 metri di profondità.
Un terreno che si modifica e che, visto quanto successo con la frana sulla A6, avrebbe bisogno di monitoraggio costante, ma sembra che qui nessuno ci abbia messo le mani da tempo.
E adesso diamo un’occhiata ai piloni di questo colosso di cemento.
Dove vedete le screpolature significa che il calcestruzzo è stato lavato via dalla pioggia. È una proprietà del calcestruzzo, infatti, quella di trasformarsi in gesso nel corso del tempo a causa dell’umidità. Una seccatura perché quando la calce viene dilavata, nel cemento restano delle microporosità che facilitano l’ingresso di agenti aggressivi all’interno del calcestruzzo, riducendo la durabilità del manufatto.
In terra, proprio sotto ai nostri piedi, quelle che sembrano pietre sono in realtà calcinacci caduti dal viadotto.
Preoccupano anche quelle colature rosse che nelle immagini vedete correre lungo i pali, sintomo di una possibile ossidazione delle barre dell’armatura. I ferri ossidati spuntano un po’ dappertutto, come fosse esploso il cemento.
Come dicevamo in apertura, Autostrade sta eseguendo un intervento in somma urgenza sull’impalcato e fa sapere che entro Natale la criticità che ha determinato la votazione di 70 punti sarà risolta e il cantiere chiuso.
Sentite anche in questo momento il rumore di fondo degli operai che lavorano.
Resta una perplessità: i primi di dicembre, il Procuratore Cozzi ha reso noto che il progetto esecutivo del viadotto, da cui si dovrebbero trarre dati importanti come la composizione del calcestruzzo, in questi mesi non è mai stato trovato.
Simona Tarzia
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.