Sotto processo le cosche “Parrello-Gagliostro” di Palmi e “Raso-Gullace-Albanese” di Cittanova
Palmi (RC) – Dopo quasi tre anni di dibattimento e oltre 80 udienze, è attesa per questa sera la sentenza del Tribunale di Palmi sul processo “Alchemia”.
Davanti al collegio presieduto da Gianfranco Grillone ci sono 31 imputati tutti legati alle cosche “Parrello-Gagliostro” di Palmi e “Raso-Gullace-Albanese” di Cittanova, ma entrambe con interessi anche tra Liguria, Lazio e Piemonte.
Catturati nel 2016 dopo un’operazione coordinata dalla DIA di Genova insieme ai servizi operativi dello SCO di Genova e Reggio Calabria, che ha portato a 40 arresti e a sequestri di beni e imprese per un valore di circa 40milioni di euro, per gli accusati i PM Giulia Pantano e Gianluca Gelso hanno chiesto condanne da tre a vent’anni.
Una holding calabrese
Ovunque ormai si parla la lingua delle ‘ndrine.
Si muovono su al Nord come in Calabria. E gli interessi sono sempre gli stessi: dal movimento terra all’edilizia, dallo smaltimento rifiuti ai subappalti in autostrada, fino ai lavori per le Grandi opere.
È questo il core business delle cosche che invade la penisola e si infiltra nell’economia legale azzerando la concorrenza.
Dalle carte di Alchemia la conferma della spartizione degli affari dello stivale: tutti i sodali “sanno la geografia”, si sente in un’intercettazione, e sanno che il capo ha “le mani impastate in tutti i posti”.
Ed è anche la mafia degli uomini cerniera quella che oggi galleggia sul processo.
Perché le cosche hanno “amici abbastanza influenti e d’importanza” da garantire sempre nuove commesse. Tanto che, con l’aiuto di un funzionario della Direzione Generale del Personale e degli Affari Generali del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, avrebbero potuto “mangiarsi Roma”.
Alchemia, il rito abbreviato
Sono passati cinque mesi dalle prime conferme processuali sull’infiltrazione al Nord dei tentacoli imprenditoriali di queste cosche della Piana.
Per i presunti ‘ndranghetisti che avevano scelto il rito abbreviato, la Corte d’appello di Reggio Calabria ha sostanzialmente confermato le condanne del GUP Olga Tarzia, tranne che per Massimo Corsetti che è stato assolto dopo aver preso 8 anni in primo grado.
Per gli altri soltanto lievi riduzioni di pena: 6 mesi in meno per Adolfo Barone e per Fabrizio Accame, candidato nel 2014 con il centrosinistra ligure per le amministrative di Albenga, che passano da una condanna a 8 anni e 8 mesi a una di 8 anni e 2 mesi, mentre scende a 6 anni e 8 mesi la pena per Antonio Raso, condannato a 8 anni in primo grado.
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.