Con 149 sì il Senato ha autorizzato ieri il processo a Salvini. Così l’ex Ministro degli Interni: “Contro di me festeggiano i vigliacchi e gli scafisti”. La ONG: “Un’occasione importante per ristabilire la verità dei fatti”
Roma – Sequestro di persona e omissione di atti d’ufficio.
È con queste accuse che Matteo Salvini finisce davanti al tribunale dei Ministri di Palermo per la vicenda Open Arms. Proprio ieri, infatti, l’aula del Senato ha votato con 149 sì l’autorizzazione a procedere contro l’ex Ministro degli Interni, ribaltando la decisione della Giunta per le immunità del Senato che il 26 maggio scorso aveva respinto la stessa richiesta.
L’affaire Open Arms
Era il 20 agosto 2019 quando il procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, dispose il sequestro preventivo della nave Open Arms e l’immediato sbarco dei migranti a bordo. L’equipaggio della ONG spagnola e 100 persone soccorse in acque SAR libiche, infatti, erano bloccate sulla nave da venti giorni in attesa di sbarcare in un porto sicuro.
Patronaggio, parlando “di situazione esplosiva”, raggiunse subito Lampedusa con un elicottero della Guardia costiera per procedere all’ispezione della nave da dove gli immigrati continuavano a gettarsi in mare, sperando di riuscire a raggiungere la costa.
Il giorno stesso del suo arrivo, il ministero della Difesa spagnolo annunciò che la nave militare Audaz era diretta verso l’Italia per recuperare i migranti e portarli a Maiorca, nelle Baleari. Alla fine la nave attraccò a Lampedusa dove, al momento dell’ormeggio in porto, i migranti cominciarono a cantare “Bella ciao”.
Le tappe dell’inchiesta
Il 29 agosto, il gip del tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, convalidò il sequestro. Secondo il capo dei PM, la mancata evacuazione della nave della ONG spagnola, che aveva salvato due gruppi di migranti, avrebbe messo a rischio “la sicurezza dei migranti a bordo, dell’equipaggio e delle stesse forze di polizia impegnate a garantire la sicurezza in mare”.
La nave venne poi restituita alla ONG perché per il giudice “non sussistono, dopo l’evacuazione e il soccorso dei migranti esigenze probatorie anche in considerazione del fatto che non si ascrive all’organizzazione e all’equipaggio alcuna responsabilità”.
A metà novembre, l’ex Ministro dell’Interno Matteo Salvini venne iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Agrigento, e le carte trasmesse a Palermo. Il 29 novembre, la Procura di Palermo inviò gli atti relativi al procedimento a carico di Salvini al Tribunale dei Ministri.
Il primo febbraio scorso, il tribunale dei ministri di Palermo chiese al Senato l’autorizzazione a procedere. A carico dell’ex ministro, l’accusa di sequestro di persona e omissione d’atti d’ufficio in concorso. Il 26 maggio scorso la decisione della Giunta per le immunità del Senato che ha respinto la richiesta di autorizzazione a procedere. Ieri il responso definitivo dell’Aula che apre le porte al processo.
La reazione di Salvini
La Open Arms è “una nave pirata” eppure sarò io “questa sera che dovrò spiegare ai miei figli che papà va a processo perché è un delinquente che ha difeso i confini, questo è l’unico peso che mi porto”.
Questa in sostanza la posizione espressa in Aula da Salvini che più volte ha battuto la pista del processo politico: “Noi alle idee contrapponiamo altre idee non tribunali politici, l’unico tribunale è quello del voto”, ha detto in Senato aggiungendo che “contro di me festeggiano i vigliacchi e gli scafisti”. Poi ha rimpallato le responsabilità sul Premier, “Reato? Conte fu complice”, subito smentito da Pietro Grasso che ha precisato come “dalle carte emerge la contrarietà del premier alle decisioni prese”.
Il comunicato di Open Arms
Così la nota di Open Arms subito dopo il via libera del Senato al processo: “Il voto di oggi è importante perché ha assunto un valore universale: non è l’ex Ministro che vorremmo fosse giudicato ma una visione del mondo e della politica, quella dell’omissione di soccorso e dei respingimenti per procura, quella che ha scelto di chiudere i porti e che assiste ai naufragi in diretta senza assumersi responsabilità”.
Tuttavia “resta ancora molto da fare”, scrive l’ONG che poi conclude con l’elenco dei punti deboli del sistema di accoglienza europeo: “Dalla modifica dei decreti sicurezza all’organizzazione di protocolli di sbarco in grado di garantire la sicurezza e la dignità di tutti, da un sistema di soccorso e di redistribuzione delle persone in tutto il territorio europeo per finire con la sospensione di accordi criminali con paesi illiberali che finanziano trafficanti e miliziani”.
st
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.