Dopo l’OK della Giunta genovese, la parola passa al Consiglio Comunale che dovrà decidere se concedere o meno la variante. E intanto i residenti si riuniscono in un comitato
Genova – Una variante urbanistica finalizzata allo sviluppo dell’attività produttiva che prevede un ampliamento della superficie agibile dello stabilimento Panarello di via Carso. 1.164 metri quadri in più, per ospitare uffici e silos, che fanno infuriare il territorio e il Municipio.
Il problema starebbe tutto nel cambiamento della destinazione d’uso da area agricola ad area industriale. Si teme, infatti, che questo possa aprire le porte alla cementificazione di un territorio che ricade all’interno del Parco dei Forti e delle Mura.
La voce del Comitato
“È stato presentato un progetto che prevede un ampliamento di circa il 43%”, ci spiega Elisabetta Curti, la presidente del Comitato di zona appena costituito, che poi sottolinea come “l’area è sottoposta a vincolo, anche delle Belle Arti, e già così com’è questo palazzone rosso non si inserisce affatto nel contesto. Negli ultimi dieci anni poi, da quando è stata nuovamente rilevata dal marchio storico, l’azienda ha incrementato una serie di lavorazioni che impattano negativamente sulla qualità della vita”. E qui tira fuori il cellulare e ci fa ascoltare la registrazione dei camion che scaricano la farina in magazzino, con gli operai che battono sulla cisterna: bum, bum, bum. Un tamburo che suona ogni giorno la sveglia alle sei del mattino.
“La convivenza con questa industria è sempre stata caratterizzata dalle regole del buon vicinato e, almeno fin quando è stata gestita dalla cooperativa Cidag, si collaborava per la gestione del territorio”, continua la presidente del Comitato aggiungendo che “invece negli ultimi anni non hanno mai risposto ai nostri tentativi di interlocuzione, neppure oggi che si tenta questa accelerazione che potrebbe trasformare il Parco in una zona industriale”, con camion che vanno e vengono e impattano su una viabilità che è già sottodimensionata.
Insomma, i problemi ci sono ma pare che manchi l’attenzione.
“Noi come prima cosa chiediamo di essere ascoltati, tanto più” conclude la presidente del Comitato punzecchiando il Vicesindaco, Pietro Piciocchi, “che abbiamo letto un intervento del Vicesindaco dove si dice che non capisce la presa di posizione del Municipio perché in fondo questo territorio è deserto e non c’è nessun impatto ambientale. Ecco “volevamo cominciare col dire che veramente la fabbrica è in un parco”.
La posizione del Municipio
A fianco dei residenti e del Comitato si è schierato il Municipio IV Media Val Bisagno, dove la Panarello ha la sua sede industriale, che ha espresso parere contrario all’ampliamento e sembra sperare in una delocalizzazione: “A Genova abbiamo delle zone industriali e produttive che presentano tanti spazi, privati e pubblici, che sono abbandonati”, precisa il suo presidente, il dem Roberto D’Avolio, sottolinenando che “bisogna ragionare sul futuro della nostra città partendo dagli spazi inutilizzati, e quindi se dobbiamo fare una politica di sviluppo sostenibile la variante al PUC bisogna usarla quando abbiamo degli edifici dismessi che possono essere rimessi in sesto e riutilizzati”.
Il M5S annuncia battaglia
“Come M5S sosteniamo gli abitanti dell’area e come loro riteniamo assurdo e privo di qualsiasi senso logico un ampliamento industriale in questa zona”, commenta il consigliere pentastellato Stefano Giordano, che porta anche lui l’accento sulla delocalizzazione: “Sarebbe meglio dare il via a un percorso di dislocamento in zone che permettano di sviluppare i piani industriali di Panarello. L’azienda è certamente un’attività storica della nostra città e va salvaguardata nell’interesse dei lavoratori ma non a scapito dei cittadini che chiedono tutele in termini di sicurezza e qualità della vita”, e poi conclude con un attacco diretto alla Giunta Bucci: “Io penso che un Sindaco, una Giunta che ha a cuore la sua città deve proteggere e valorizzare quelli che sono i beni storici e culturali. Il parco del Peralto, il Parco delle Mura e il Parco del Righi sono un elemento fondamentale dell’indotto storico, culturale e turistico della nostra città e quindi questa ferita, che si aggiunge a quella di Campostano e alla concessione dell’abitabilità ai bassi, chiude il cerchio verso la cementificazione, che è il primo obiettivo del Sindaco e della Giunta”.
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.