Via Ferri chiusa al traffico, torna l’incubo per i commercianti

35 giorni di blocco delle auto per i lavori della roggia Rolla mettono in ginocchio i negozi già provati da cantieri e alluvioni

Genova – È una vita complicata quella di chi vive e lavora a Fegino. Una vita tenuta in ostaggio da cantieri, idrocarburi e allerte meteo.
A impensierire commercianti e residenti, oggi ci si mette anche la chiusura di via Ferri: 35 giorni di blocco delle auto che incidono sugli incassi e sulla qualità della vita dei residenti, prigionieri degli automobilisti che malgrado i cartelli di divieto arrivano davanti alle transenne e poi cercano di svoltare come capita, incastrandosi anche in via Fegino che è una strada senza sbocco e in parte pure pedonale. Un delirio.
Ce lo spiega Antonella Marras, del Comitato Spontaneo Borzoli e Fegino, che suppone che “l’informazione non sia arrivata alla popolazione come doveva. Eppure via Ferri è un nodo di collegamento importante tra corso Perrone e via Borzoli, frequentata non solo dai residenti. Sarebbe necessaria la presenza dei vigili alla rotonda, almeno i primi tempi, che facciano girare chi non vede il cartello, e poi sistemare una transenna come accadeva con le chiusure di corso Perrone. Come comitato lo avevamo già chiesto e ora lo chiediamo di nuovo”.

“Su di noi anche il peso delle alluvioni”

“La situazione è drammatica”, ce lo racconta Enrico, il fruttivendolo di via Ferri, che spiega che “senza nessun tipo di passaggio lavorare diventa difficile. Ci sono stati promessi degli indennizzi di cui, però, ad oggi non sappiamo nulla e la cosa non ci fa ben sperare anche perché stiamo ancora aspettando i risarcimenti dell’alluvione del 2019“.
Sono demoralizzati i commercianti della zona, che portano sulle spalle il peso di ogni allerta meteo che si abbatte sulla città. Per tranquillizzarli il Comune ha messo a disposizione un autospurgo che staziona nella via ad ogni allarme per pioggia intensa ma che, così pare, per intervenire ha bisogno di un’autorizzazione.
Racconta Enrico che all’ultima bomba d’acqua, con la strada che si trasformava in piscina, hanno chiesto agli addetti del mezzo di fare qualcosa ma la risposta è stata che “non avevano l’autorizzazione. Per fortuna ha smesso di piovere”.
Una situazione grottesca considerando il costo di un’autospurgo che si aggira intorno ai 120 euro l’ora.
E che lo paghiamo a fare?

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Simona Tarzia

Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.