Che i social network siano diventati una “discarica” sociale che attrae personaggi variamente disagiati che scrivono quello che vogliono e pensano di essere al di sopra della legge, è ormai un dato assodato. Ecco cosa succede se le offese sono rivolte al Presidente della Repubblica.
Occhio alla diffamazione
Ma quello che a molti non è ancora chiaro è che non si può proprio scrivere qualsiasi cosa passi per la testa, soprattutto se si tratta di insulti, frasi ingiuriose o notizie false.
Il rischio di pensare ai social come una “zona franca” in cui esternare liberamente il proprio pensiero può costare caro.
Le sentenze della Cassazione mettono un po’ di ordine
Lo dice la cassazione con una sentenza del 2017 (Cass. sent. n. 50/2017 e sent. 8482/2017). Sintetizzando, scrivere su Facebook un’offesa a qualcuno può costare la reclusione da sei mesi a tre anni o una multa non inferiore a 516 euro.
Offese a Sergio Mattarella
E da un’indagine aperta nello scorso agosto nei confronti di un 46enne di Lecce, accusato di aver offeso il Presidente della Repubblica su Twitter, si è arrivati alle perquisizioni dei Carabinieri del Ros in numerose città italiane nei confronti di 11 indagati per aver insultato e offeso sui social Sergio Mattarella. Le operazioni sono in corso a Roma, Latina, Padova, Bologna, Trento, Perugia, Torino e Verbania.
Un’indagine dei ROS
Il Reparto Indagini Telematiche, unità del Ros specializzata nelle investigazioni telematiche e web, ha evidenziato una grande quantità di post offensivi tra aprile 2020 e febbraio 2021, nei confronti delle più alte cariche dello Stato.
Suprematisti, professori, professionisti e impiegati
I ROS hanno ricostruito la rete di relazioni e le abitudini social dei molti commentatori coinvolti, tra cui anche liberi professionisti e impiegati, la cui età varia dai 44 ai 65 anni. Tre degli indagati di queste ore gravitano in ambienti di estrema destra con vocazione sovranista. Tra loro anche un professore universitario di 53 anni, vicino a gruppi e militanti di ispirazione suprematista e antisemita tramite la piattaforma social VKontakte, il Facebook russo.
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