Le lungaggini burocratiche e le incertezze sui fondi del Capacity Market comporterebbero un rischio d’impresa troppo elevato
“Il Consiglio di Amministrazione di Tirreno Power ha valutato che non sussistono le condizioni per proseguire lo sviluppo dei progetti che prevedevano la costruzione di nuovi gruppi alimentati a gas a Vado Ligure e Civitavecchia”.
Lo scrive l’azienda in un comunicato stampa che spiega come la decisione sia stata presa “a seguito di un attento esame di tutti gli aspetti collegati con l’avanzamento delle autorizzazioni e con il contesto regolatorio e, in particolare, in considerazione della perdurante indeterminatezza delle tempistiche per la conclusione degli iter autorizzativi, che non risulta compatibile con gli impegni che la Società dovrebbe assumere per la consegna dei nuovi impianti a ciclo combinato”.
In parole povere: senza la certezza di ricevere gli incentivi del Capacity Market, costruire le nuove centrali comporterebbe un rischio d’impresa troppo elevato per l’azienda.
E la legge, in effetti, parla chiaro: niente titoli abilitativi, niente soldi del mercato della capacità.
Ma allora cosa ci hanno raccontato fino ad oggi?
Perchè ci hanno raccontato che queste nuove ciminiere erano indispensabili per accompagnare la decarbonizzazione? Che “per poter sviluppare le rinnovabili e chiudere con il carbone servono più centrali a gas” che garantiscano la tenuta del sistema elettrico ed evitino fastidiosi black out?
La risposta è semplice, nella realtà il Capacity Market è un altro sussidio alle fonti fossili, un aiuto di Stato che nel Regno Unito ha già subito una condanna della Corte di Giustizia europea per uno schema giudicato illegale. Un sistema che va bene a tutti finché arrivano i soldi pubblici ma che si inchioda quando gli incentivi non arrivano più, perchè a quel punto anche le centrali perdono la loro attrattiva. Alla faccia della transizione nell’interesse del sistema elettrico nazionale.
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.