Gli edifici del Diamante sono stati per anni simbolo di degrado. Oggi il quartiere potrebbe ritrovare il suo scopo residenziale insieme a un nuovo valore per la comunità
Genova – Giusto un mese fa, una mega gru da 60 metri di altezza e 220 tonnellate di stazza ha cominciato a demolire i piani alti della Diga Bianca, uno dei due edifici di edilizia popolare anni ’80 che per anni sono stati simbolo di degrado animando una discussione politica che non ha trovato mai una soluzione concreta a tanto sdegno.
E così nel tempo le Dighe di Begato, queste incarnazioni di tutti i disagi della società, hanno agitato le folle e infiammato i comitati che rivendicavano per i residenti la realizzazione di servizi che li facessero sentire un po’ meno tagliati fuori. Ma ancora niente. Nella noncuranza istituzionale Begato è rimasta una periferia in attesa, sfregiata dalle occupazioni abusive, dalla tossicodipendenza e dall’alcol. Fino ad oggi. Da agosto dell’anno scorso, in effetti, da quando la pinza ha dato il primo colpo all’ascensore della Diga Bianca, tutti gli occhi sono puntati sulla demolizione che darà al Diamante una seconda possibilità.
E sono occhi attenti, che non accetteranno soltanto un prestito di speranza.
Simona Tarzia
Un tavolo per la promozione del piano di accompagnamento sociale per la rigenerazione di Begato
La parola ai consiglieri del Municipio V
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.