Gli USA non consegneranno il grano promesso per il 2022
Il 25 ottobre del 2021, in Sudan è stato travolto dal quarto golpe dal 2011, data che ha sancito l’indipendenza del Paese. Nel 2019 dopo circa un trentennio Omar al-Bashir, che aveva preso a sua volta il potere con un colpo di Stato militare nel 1989, venne deposto ed arrestato con l’accusa di corruzione e crimini contro l’umanità, riconducibili ad una delle maggiori crisi umanitarie verificatesi in Africa negli ultimi anni, il conflitto del Darfur.
I militari sudanesi, che nel Paese hanno sempre avuto un ruolo da protagonisti, arrestarono il primo ministro Abdalla Hamdok e diversi membri del governo. Ma il golpe in Sudan, azione necessaria per il controllo dell’intera Regione, ha visto in manette anche il ministro dell’Industria, Ibrahim al Sheikh, il ministro dell’Informazione, Hamza Balou, e il consigliere per i Media del primo ministro, Faisal Mohammed Saleh, il portavoce del Consiglio , Mohammed Suliman, e Ayman Khalid, governatore della capitale Khartum.
La politica di Omar al-Bashir, sempre più vicino all’Islam integralista aveva stretto rapporti con il mondo jihadista fino al punto di ospitare Bin Laden. Nel 1991 fece adottare la Sharia. Nel 1998 gli Stati Uniti bombardarono l’industria farmaceutica di al-Shifa che secondo la CIA produceva o era in procinto di produrre armi chimiche per Bin Laden. A questo punto il Sudan venne inserito nella lista nera dei paesi accusati di terrorismo.
Per più di 19 anni il Sudan fu devastato dalla guerra civile tra la parte settentrionale, araba e musulmana, e quella meridionale, cristiana e animista, ma gli interessi più che religiosi erano rivolti al controllo delle ricche regioni petrolifere. Nel 2003 scoppiò nella provincia occidentale del Darfur un nuovo conflitto che vedeva gli agricoltori animisti attaccati dai pastori arabi appoggiati dalle milizie Janjaweed aiutate dal governo di Karthoum. Nel 2011 arriva l’indipendenza del Sud Sudan.
Oggi il Sudan sta camminando sull’orlo del baratro
Il colpo di stato dello scorso anno, il 25 ottobre 2021, ha portato il Paese a fare i conti con una crisi profonda, che si sta aggravando ulteriormente. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, avrà conseguenze drammatiche sulla sicurezza alimentare dei sudanesi. Secondo il capo delle operazioni di Save the Children, David Wright, entro la fine del 2022 venti milioni di persone, quasi metà della popolazione, non avrà la certezza di mangiare, in un contesto economico in cui l’inflazione si avvicina al 260%, la moneta e’ in caduta libera e il prezzo del pane e’ decuplicato. Il recente conflitto tra Ucraina e Russia ha aggravato ulteriormente la situazione visto che l’87% del grano arriva dai due paesi coinvolti nel conflitto. La Banca mondiale ha sospeso due miliardi di dollari di aiuti e gli Stati Uniti 700 milioni di dollari.
4 milioni di sfollati tra Sud Sudan e Darfur
Washington nel 2021 aveva inviato 300 mila tonnellate di grano, ma non consegnerà le 400 mila tonnellate promesse nel 2022. Questa decisione aggraverà le condizioni delle famiglie più povere e degli oltre 3 milioni di sfollati nel paese, principalmente nel Darfur devastato da decenni di conflitti, e del milione di profughi provenienti dal Sud Sudan, Etiopia ed Eritrea.
Vendere armi per avere il grano?
Per risolvere il rischio di una probabile carestia, i vertici militari di Khartoum, proprio in piena guerra con l’Ucraina, siano volati a Mosca per chiedere, probabilmente, rassicurazioni. Si dirada anche la presenza in Sudan dei mercenari russi della “Wagner”, milizia impiegata in campagne a basso impatto, che sta rientrando in Russia per essere reimpiegata, con molta probabilità nel conflitto con l’Ucraina, che ha acceso il timore di un disimpegno del Cremlino nella regione africana. Non e’ chiaro, infatti, quali rassicurazioni abbia avuto Khartoum da Mosca, ma se gli aiuti umanitari europei e americani destinati al Sudan verranno reindirizzati, come sembra deciso, in Europa dove l’Onu stima che 12 milioni di persone in Ucraina avranno bisogno di protezione, Khartoum per garantirsi la protezione russa metterà sul piatto della bilancia il fatto di essere il terzo produttore africano di armi dopo il Sudafrica e l’Egitto.
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