A capo dell’organizzazione Andrea Deiana, mercante specializzato in street art con sede ad Amsterdam e legato alla camorra
Milano – Di facciata faceva il mercante d’arte specializzato nelle opere di Bansky, in realtà era un broker del narcotraffico internazionale con collegamenti diretti con i referenti della criminalità organizzata campana, pugliese e albanese.
Così viene descritto Andrea Deiana, 41 anni, capo dell’associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di droga smantellata da un’inchiesta della Squadra mobile e della Dda di Milano coordinata dalla pm Silvia Bonardi.
Deiana, co-titolare della galleria d’arte moderna ‘Art3035’ ad Amsterdam, “mercante d’arte specializzato nelle opere dell’artista contemporaneo, probabilmente più famoso e nello stesso tempo più enigmatico del pianeta, cioè Bansky – di cui utilizza il nome come nickname per i suoi traffici –, in realtà è un importantissimo broker internazionale della droga, in grado di organizzare forniture per centinaia di chili di stupefacente”, si legge nelle 858 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare del gip milanese, Carlo Ottone De Marchi.
Deiana, rileva ancora il gip, ha “rapporti, costanti, con ambienti della malavita locale ed internazionale” e “connessioni con il mondo della criminalità organizzata campana”. In una chat criptata diceva: “Ho un accordo con amici a Napoli e si offendono se mi metto a lavorare con altri con la coca”.
L’amicizia con il “boss dei Van Gogh”
Secondo gli investigatori, e sono una ventina le pagine dell’ordinanza dedicate al rapporto tra i due, Deiana sarebbe stato in amicizia molto stretta con Raffaele Imperiale, il “boss dei Van Gogh” legato da un patto d’affari al clan degli scissionisti di Secondigliano, gli Amato-Pagano. Il gallerista, dicono le carte dell’inchiesta, era così vicino al camorrista da aver contribuito a garantire la sua latitanza in Europa, “almeno nelle prime fasi, quelle evidentemente più complesse”.
Non solo, lo avrebbe addirittura scortato nella sua fuga da Kiev a Dubai. E isempre in chat Deiana ha anche scritto: “Quando il mio amico era in Europa era latitante e stava sempre con me, vivevamo stessa casa”.
Imperiale, che non rientra nell’inchiesta di oggi, è stato estradato in Italia il 25 marzo di quest’anno dopo il suo arresto negli Emirati avvenuto a fine agosto 2021.
C’è anche Alberto Genovese tra gli indagati
Compare anche il nome di Alberto Genovese, ex imprenditore delle start-up nel settore digital e già in carcere per violenza sessuale, nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip De Marchi.
In particolare a Genovese viene contestato l’acquisto di “100 grammi di sostanza stupefacente del tipo Ketamina o cocaina destinata alla successiva vendita a terzi”, avvenuto il 12 novembre 2019.
L’organizzazione prevedeva che “Manuel Zucca detto Nestor tenesse i contatti con gli acquirenti – scrive il gip – e inviasse attraverso messaggi telefonici, direttive a Gennaro Falzarano (entrambi arrestati) che provvedeva a prelevare lo stupefacente dal box di via Cassinari e consegnarlo agli acquirenti recandosi, dapprima a Milano in piazza Beltrade 1 per effettuare la consegna a Genovese” e poi da un altro cliente.
Un’articolata operazione internazionale
L’operazione, condotta dai poliziotti dell’Unità specializzata antidroga della squadra Mobile di Milano guidati da Marco Calì e Domenico Balsamo, è iniziata a settembre 2019 con l’individuazione di una cellula locale di trafficanti milanesi, riconducibile a due imprenditori nel campo della ristorazione, dalla quale si è risaliti a Deiana.
L’inchiesta ha avuto il supporto di Eurojust, di Europol, del Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine, della Direzione Centrale Servizi Antidroga e del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia – Divisione Interpol e Divisione SI.RE.NE.
Le circa 50 perquisizioni effettuate, infatti, hanno interessato diverse regioni e stati tra cui l’Olanda, la Spagna e la Lituania, e sono culminante nel sequestro della galleria d’arte moderna di Deiana nella quale venivano riciclati i proventi del narcotraffico con false fatturazioni e anche nell’acquisto di opere d’arte.