L’unica realtà assodata di tutta questa faccenda è che prendere un buco nazionale brucia
È qualche giorno che questa storia del camion imbottito di droga crollato con il Morandi mi mette di malumore. Soprattutto mi fa pensare a cosa sia diventata, nel tempo, la professione: a parte qualche eccezione che ringrazio, un’accozzaglia di copia-incollatori che non citano neppure la fonte.
Oggi la ciliegina sulla torta arriva da Open che esce con un titolo fuorviante e definisce una “bufala” una notizia che noi, piccolo giornale on line, abbiamo dato per primi e con un giorno di anticipo.
Forse questi grandi giornalistoni avrebbero bisogno di un ripasso sul significato del termine fake news.
Scrive la Treccani che una bufala è “un’informazione in parte o del tutto non corrispondente al vero, divulgata intenzionalmente o no attraverso il Web, i media o le tecnologie digitali di comunicazione”.
Sentirmi bollare come una spacciatrice di informazioni taroccate mi offende parecchio.
La notizia è vera. Le intercettazioni sono scritte nero su bianco sull’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Reggio Calabria, Vincenza Bellini.
È possibile che i mafiosi, approfittando del crollo di ponte Morandi, abbiano semplicemente rubato il carico e che le cimici degli inquirenti abbiano registrato un dialogo pilotato per far credere ai “marocchini” che la droga fosse andata persa? È un’ipotesi che ho fatto anche io visto che, oltretutto, l’area del disastro era piena di cinofili. Ma si tratta di una supposizione. E non è l’unica di questa strana storia.
Così ho deciso di sentire il colonnello della Finanza che si è occupato delle indagini sul crollo, Ivan Bixio. Subito. Ma dei 900 chili di droga non ne sapeva niente. Ho contattato pure la DDA di Reggio Calabria che però ha alzato il muro della legge Cartabia.
Nessuna risposta. Solo altre domande.
Perché nelle intercettazioni, il galoppino della ’ndrangheta parla di un eurocargo giallo che nei video non esiste? Li ho visionati personalmente. Sia il nostro archivio che tutto quello che ho trovato on line. Ho cercato ovunque. Ho impiegato quasi due ore. Ma del camion frigo giallo non c’è traccia. È passato davvero da Genova?
Lo stesso vale per l’autista. Secondo il dialogo tra i mafiosi si sarebbe salvato. Di fatto, non mi risulta che il conducente di un eurocargo sia scampato al crollo.
Forse i camionisti erano due? Erano dell’Europa dell’Est? Potrebbero. Ma se fossero loro, sono morti entrambi. Uno dei due, però, si è spento in ospedale e questo potrebbe far combaciare la storia con il racconto intercettato. Ma anche questa è solamente una delle tante possibilità.
Un altro punto oscuro riguarda il fatto che la Procura di Genova non ne sapesse nulla, tanto che dopo la notizia ha deciso di aprire un’indagine. Perché? Nel delirio della tragedia nessuno si è accorto di 900 chili di stupefacente? O lasciare andare il carico serviva per incastrare il boss Bellocco?
E poi questa droga, alla fine, i mafiosi se la sono ripresa? Il “carrellone” ci è arrivato in Calabria? L’hanno venduta? E l’autista dei Colli Romani? È finito anche lui nell’operazione “Blu notte”.
Nessuna risposta.
L’unica realtà assodata di tutta questa faccenda è che prendere un buco nazionale brucia.
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.