Con la sentenza di aprile scorso, la Suprema corte ha annullato i domiciliari
Roma – “Solida” è la motivazione con la quale il Tribunale del riesame di Torino, applicando gli arresti domiciliari all’ingegnere Enrico Perocchio (direttore della funivia del Mottarone e dipendente della Leitner, la società che si occupava della manutenzione dell’impianto crollato il 23 maggio 2021 e causando 14 morti) ha dichiarato attuale il “pericolo di recidiva” e il “pericolo di reiterazione”.
Lo sottolinea la Cassazione che ha depositato oggi il verdetto del 15 aprile e che ordina al riesame di valutare se “in vista della tutela delle persistenti esigenze cautelari” si possa applicare il solo divieto temporaneo ad esercitare la professione.
C’è una “mole di convergenti emergenze istruttorie che attestano, per un verso che Enrico Perocchio, pienamente consapevole al pari di Luigi Nerini, del problema manifestatosi e della necessità che, in assenza di un radicale intervento di manutenzione, l’impianto funzionasse con il freno di emergenza disinserito, ha espressamente avallato questo incauto modus operandi e per l’altro che i tragici fatti del 23 maggio 2021 hanno interessato una realtà aziendale che aveva già fatto i conti, in passato, con il conflitto tra le esigenze della sicurezza e quelle di natura economica”.
L’annullamento dei domiciliari non entra dunque nel merito delle esigenze cautelari ma è dovuto a una questione puramente formale. Infatti, il rifiuto del Tribunale del riesame di Torino di accogliere la memoria difensiva di Luigi Nerini (titolare della concessione della funivia del Mottarone) in vista dell’udienza del 28 settembre 2021, ha determinato “la lesione dei diritti” dell’imputato e “la violazione delle regole che presiedono alla motivazione delle decisioni giudiziarie”.
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