Genova – “Si è sempre detto che in Liguria c’è stata una manifestazione un po’ col pendolo delle pronunce dell’autorità giudiziaria, nel senso che ci sono state delle assoluzioni ma poi è intervenuta la Cassazione a correggere il tiro”.
A parlare è il Colonnello Sandro Sandulli, Capocentro della DIA di Genova, che nel tirare le somme degli ultimi sei mesi di indagini dell’antimafia per il 2017 non si lascia sfuggire alcune precisazioni su quanto sia ancora difficile il percorso giudiziario per affermare in maniera stabile l’operatività nella nostra regione delle organizzazioni mafiose.
Se è ormai assodata, al di là del negazionismo, “la presenza massiccia e strutturata della mafia calabrese” in Liguria, a preoccupare la DIA è questa giustizia col pendolo.
Il riferimento è a due pronunce recenti.
Nell’aprile 2017, processo “Maglio 3”, il cambio di rotta imposto dalla Suprema Corte ha riportato in giudizio i presunti boss del locale che agiva tra Ventimiglia e Bordighera: Pepè Benito, Fortunato e Franceso Barilaro, Michele Ciricosta.
Gli imputati erano stati assolti in primo e secondo grado.
Nel settembre 2017, processo “La Svolta”, la Cassazione ha rimandato a processo il presunto locale di Bordighera, annullando le assoluzioni della Corte d’Appello di Genova.
“Un altro episodio in questa direzione riguarda una pronuncia per il rito abbreviato nel processo “I Conti di Lavagna”, ricorda ancora Sandulli che precisa: “Uno degli imputati, Antonio Rodà, è stato condannato a una pena significativa anche per associazione mafiosa, elemento portante di tutta l’architettura processuale di quella inchiesta, e in secondo grado invece è stato assolto da questa accusa”.
La distinzione tra associazione comune e associazione di stampo mafioso, secondo l’articolo 416-bis del Codice Penale, risiederebbe nell’uso della forza di intimidazione e nell’omertà che ne deriva.
Ma oggi le cose sono cambiate e “non dobbiamo immaginare un’organizzazione che si muove con la coppola. Al Nord la ‘ndrangheta tiene un profilo defilato che le permette di interagire con la politica e l’imprenditoria. Non ha interesse a creare allarme sociale”, dichiara Sandulli che poi chiarisce come “si stia ragionando a diversi livelli sull’opportunità di una rivisitazione del 416-bis”.
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.