Genova – Consiglio Comunale del 9 ottobre. L’Assessore Stefano Garassino, a nome della Giunta, dichiara che la galleria fonica in Lungomare Canepa non si può fare e che è stata la rimozione del “Muro di Berlino” a compromettere la realizzazione delle strutture fonoassorbenti.
Non solo. L’Assessore precisa anche che “la realizzazione di una galleria fonica avrebbe un impatto visivo non trascurabile” e che era stato proprio “il Comitato a fare un esposto contro la costruzione di un muro molto vicino alle case”.
Resta, “dopo un’attenta valutazione di fattibilità e utilità” solo la possibilità di prevedere le barriere anti rumore (vedi QUI l’intervento dell’Assessore Garassino).
Una doccia fredda per il Comitato Lungomare Canepa che aveva ricevuto dal Sindaco ben altre rassicurazioni (vedi QUI) e che, documenti alla mano della sua Presidente, Silvia Giardella, dimostra come “da uno studio di valutazione del rumore che risale al 2013, si vede che già all’epoca era stato stabilito che, anche con barriere alte 5 metri, il rumore del flusso veicolare non si sarebbe abbattuto. Siamo scontenti perché gli atti stessi del comune e della Regione ci dicono che le barriere non sarebbero sufficienti” (vedi QUI la valutazione previsionale di impatto acustico effettuata da Sviluppo Genova).
Ma c’è di più. Non risulta che il “Muro di Berlino” fosse pensato a progetto come fonoassorbente.
Continua Giardella: “A gennaio 2018 abbiamo avuto un incontro al Municipio Centro Ovest con l’ingegner Castagna – Luca Castagna, ingegnere responsabile del procedimento per Sviluppo Genova – e in presenza dell’allora commissario Renato Falcidia, dove ci spiegò molto bene che l’unica misura prevista per abbattere l’inquinamento acustico era l’asfalto fonoassorbente e che nessun’altra misura si poteva attuare perché la strada era troppo adiacente alle case” (vedi QUI il nulla osta acustico che prevede solo l’utilizzo di asfalto drenante e fonoassorbente).
Il Comitato, però, una soluzione l’aveva proposta.
Si trattava di spostare la cosiddetta pista ciclabile dal lato porto al lato abitato, per creare uno spazio da dove partire per costruire la galleria.
“Lo abbiamo specificato anche nelle numerose audizioni in Comune e Regione”, precisa Giardella che quindi si sfoga: “In particolare avevamo sottolineato come fosse di fondamentale importanze gettare fin da subito le fondamenta per questa galleria. Non ci hanno ascoltato e, anzi, ci hanno detto che è colpa nostra, del Comitato che ha chiesto l’abbattimento del muro. In realtà le nostre richieste erano più articolate, a partire da una fascia di rispetto, ad esempio” (vedi QUI la petizione).
Il “Muro di Berlino” è stato abbattuto a luglio, con grande risonanza mediatica, ma i problemi per i cittadini sono rimasti e, anzi, sono aumentati dopo il crollo del ponte Morandi che ha trasformato Lungomare Canepa in un’autostrada alternativa: “Il problema è che ci sono troppe contraddizioni e chi ne fa le spese sono i cittadini. Noi siamo sempre stati rispettosi ed educati, e vorremmo la stessa dignità e lo stesso rispetto da chi dovrebbe tutelare la nostra salute”, conclude amareggiata Giardella.
Insomma, siamo nel 2018 e sembra incredibile che la soluzione per gli abitanti di Lungomare Canepa, che vivono in una piazzola autostradale, sia quella di arrangiarsi con barriere foniche fatte in casa per riuscire a dormire la notte.
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.