Colpisce i giovanissimi, tra i 9 e i 17 anni.
Li cattura on line con un protocollo macabro da seguire per cinquanta giorni.
Una sfida che si gioca sui social e prevede delle prove da superare: “Tagliatevi il braccio con un rasoio lungo le vene, ma non tagli troppo profondi”. O ancora: “Se siete pronti a diventare una balena incidetevi yes su una gamba. Se non lo siete tagliatevi molte volte. Dovete punirvi”.
Al cinquantesimo giorno li spinge al suicidio: “Saltate da un edificio alto. Prendetevi la vostra vita”.
Si chiama Blue Whale, la balena blu, e a dispetto del nome inoffensivo è un gioco di morte. È nato in Russia e oggi è ufficialmente arrivato anche in Italia.
“Segnalazioni ne leggiamo tante sulla stampa – chiarisce Paolo Cremonesi, Direttore del Pronto Soccorso dell’Ospedale Galliera di Genova – ma noi probabilmente abbiamo visto il primo caso documentato in Italia di una ragazza che si era già incisa le sigle famose sul braccio e aveva iniziato il percorso”.
Il primo giorno, infatti, è previsto che i partecipanti si incidano con una lametta “F57” oppure “F58” su un braccio.
“Bisogna precisare – continua Cremonesi – che il caso italiano non ha alle spalle un curatore come avviene in Russia, ma è un po’ fai da te. Gli adolescenti scaricano dalla rete quello che è necessario fare. Altre volte, dietro c’è una regia molto più triste: pedofili che si spacciano come registi del sistema per poter adescare i minori”.
A sentire il racconto di Cremonesi ci sentiamo soffocati e dispersi, come in un vestito troppo stretto e troppo largo a un tempo.
Questo vestito è il nostro mondo che la rete ha reso piccolo e immenso.
Tutti possono vedere quello che fai, tutti ti possono raggiungere, ma questa realtà è talmente vasta, talmente gigantesca che non potrai mai dire di conoscerla.
E troppo spesso questa realtà è anche spietata.
Simona Tarzia
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.