I conti parlano chiaro: per una linea lunga sei chilometri e mezzo si spendono 580milioni e la metà sono soldi pubblici
Genova – “Io credo che lo Sky Tram difficilmente lo vedremo realizzato”.
Una doccia fredda per le aspettative sul Tpl genovese che arriva da Fiorenzo Pampolini, esperto di mobilità pubblica e rappresentante dell’Associazione Utenti Trasporto Pubblico, attiva a livello nazionale dal 1982.
Non c’è spazio per le stazioni
Ecco, bisogna dire per prima cosa che su questo progetto elaborato dai proponenti, il Raggruppamento temporaneo di imprese Itinera SpA, Alstom Ferroviaria SpA e Meridiam Investments SaS che dovrebbe gestire la linea per trent’anni insieme ad AMT, esiste un’incertezza che riguarda le stazioni.
“Manca lo spazio fisico”, spiega Pampolini aggiungendo che il problema sta nel fatto che “il mezzo non avrà delle fermate come quelle di un autobus ma saranno sopraelevate, a un ‘altezza di circa 9 metri”.
Parliamo quindi di una quota che equivale al terzo piano di un caseggiato e che obbliga a costruire “scale, scale mobili e ascensori per gli utenti che dovranno salire e scendere”, continua Pampolini che poi tiene a precisare “che la storia della metropolitana ci insegna che le scale mobili e gli ascensori sono spesso fuori servizio e lo rimangono per mesi”, ma qui la faccenda è complicata dal fatto che chi lo ha progettato prevede un gran movimento di persone – almeno 5.000 passeggeri all’ora – che “necessitano anche di un marciapiede adeguato per salire e scendere in sicurezza”, e invece “dai rendering dell’Alstom il marciapiede risulta occupato dai piloni di sostegno”. Dove camminerà la gente?
Che la coperta sia troppo corta lo si capisce guardando la struttura della stazione sopraelevata della metropolitana di Brin, “che occupa un enorme spazio a terra” e in pratica “invade l’equivalente di due carreggiate e la strada lì sotto è sostanzialmente chiusa al traffico”.
Ma c’è di più. “Nel rendering appare addirittura una stazione sospesa nel vuoto, senza scale né ascensori, perché probabilmente chi ha fatto questo progetto di massima non ha capito bene come si potrà salire e scendere da lì”, sottolinea Pampolini e subito ci fa venire in mente che sul progetto incombe anche il Bisagno che di certo non potrà essere tombato per fare spazio alle stazioni.
L’esempio di Brin
Fermate troppo lontane
Partiamo male, ma non finisce qui.
In una città di anziani come Genova, un altro dato critico della linea Skytram è la distanza tra le stazioni: se ne prevedono 8 su un percorso di 6,5 chilometri e questo “significa che mediamente distano l’una dall’altra 800/900 metri. Ma si tratta solo di una media e di fatto tra Brignole e Staglieno la distanza è di 1.400 metri”, ciò significa che lo Sky Tram farà un chilometro e mezzo senza fermarsi e che “gli abitanti di Marassi se lo vedranno sfrecciare davanti senza la possibilità di salirci”.
Da notare che la distanza progettuale tra le fermate di una metropolitana di norma è 400 metri. Si considerano, infatti, i 200 metri come distanza sopportabile dall’utente medio che deve raggiungere una stazione.
Se guardiamo ai percorsi degli autobus, poi, le fermate sono ancora più vicine. Chiarisce Pampolini che “in via Emilia, per restare in Valbisagno, il bus fa sei soste” su un percorso di circa 1 chilometro.
Tutto questo senza contare che lo Sky Tram è lontano anche dalla zona più densamente popolata della Valbisagno.
È previsto, in effetti, che “nel tratto Stadio-Molassana il treno viaggi sulla sponda sinistra del Bisagno quando la densità abitativa è maggiore in sponda destra”, per cui gli utenti dovranno raggiungere a piedi anche i ponti per attraversare il torrente. E Pampolini fa un esempio: “Chi parte da via Piacenza deve percorrere almeno 300 metri per arrivare al primo ponte utile, attraversare il Bisagno e poi dirigersi in stazione”.
Un percorso di una lunghezza infinita che scoraggia l’uso del mezzo pubblico.
Lo dimostra anche la portata giornaliera della nostra metropolitana che, studiata “per sfruttare le gallerie esistenti della Certosa e delle Grazie, ha tagliato fuori pezzi di città” e ora ne paga le conseguenze in termini di passeggeri con “una portata giornaliera che è da linea bus: 40.000/45.000 persone”, dice ancora Pampolini.
Per non parlare del fatto che il treno farà capolinea a Molassana tagliando fuori Struppa e Prato.
Insomma, un progetto inadeguato e tanti soldi pubblici buttati dalla finestra.
Ma quanto costerà al chilometro?
Il project financing approvato dalla Giunta comunale il 20 novembre scorso parla chiaro: l’investimento totale previsto per lo Sky Tram ammonta a circa 580 milioni di euro, IVA esclusa, di cui la metà finanziati dal Raggruppamento Proponente, dal quale acquisteremo anche i dieci treni che si prevede entrino in esercizio, e che si rifarà delle spese con la gestione trentennale della linea. Il resto è sovvenzionato con soldi pubblici che il Comune ha già chiesto al MIT.
580milioni per 6,5 chilometri significa 89 milioni di euro al chilometro. Più dell’Alta Velocità.
Stando ai dati della Corte dei Conti Europea, infatti, il costo della TAV è di circa 30 milioni di euro al chilometro, praticamente un terzo dell’opera genovese.
L’intervista a Fiorenzo Pampolini
Sky Tram in Valbisagno: poche luci, molte ombre
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.