Sono 50 gli indagati dell’inchiesta “Basso profilo”, coordinata dal Procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. Coinvolto nelle indagini anche il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa, che si è appena dimesso
Catanzaro – Sono 200 gli uomini della DIA che questa notte, insieme agli investigatori della sezione operativa di Catanzaro coordinati dalla Direzione Investigativa Antimafia di Roma, in una maxi operazione contro la ‘ndrangheta hanno arrestato 48 persone, compresi uomini politici, colletti bianchi e faccendieri.
Le mani delle ‘ndrine sulle politiche 2018
Nella lista nera della Procura c’è anche il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa, che si è dimesso subito dopo le perquisizioni degli uomini della DIA nella sua casa romana.
Secondo le carte dell’indagine, infatti, attraverso l’azione di Antonio Gallo, Tommaso Brutto, Saverio Brutto, Antonino Pirrello e Natale Errigo, la consorteria mafiosa ha manifestato la propria ingerenza anche in occasione delle Elezioni Politiche del marzo 2018, nel corso delle quali ha stipulato un “patto di scambio” con Francesco Talarico, il braccio destro di Cesa. Il patto prevedeva delle “entrature” per l’ottenimento di appalti pubblici per la fornitura di prodotti antinfortunistici attraverso la mediazione dell’europarlamentare Cesa in cambio della promessa di un “pacchetto” di voti.
Come è noto, le elezioni si sono concluse con un ottimo risultato per Talarico, capolista nel collegio uninominale di Reggio Calabria che, sebbene non eletto, è poi diventato assessore esterno al Bilancio e politiche del Personale della Regione Calabria della Giunta Santelli.
Colpiti boss di primo piano
Il provvedimento, emesso dal GIP del Tribunale di Catanzaro Alfredo Ferraro, su richiesta del Procuratore Capo Nicola Gratteri, e dei Sostituti Paolo Sirleo e Veronica Calcagno, ha assestato un duro colpo alle locali e alle ‘ndrine distaccate e operanti nelle diverse province calabresi e riferite, tra gli altri, a soggetti di grande caratura ‘ndranghetista come Nicolino Grande Aracri, Trapasso Giovanni, Mannolo Alfonso e Bagnato Antonio Santo.
Intercettati e trascritti 266.500 dialoghi
Il gruppo criminale inquisito è estremamente coeso, strutturalmente complesso, altamente organizzato e opera con un metodo mafioso che è esattamente quello descritto dal 416-bis.
Le intercettazioni telefoniche e ambientali, e parliamo di 266.500 dialoghi ascoltati e trascritti, sostenuti dalle indagini bancarie e dagli accertamenti patrimoniali che hanno colpito 1.800 conti correnti e ricostruito 388.000 operazioni bancarie per un giro d’affari di circa 250.000.000euro, hanno confermato la mole di dati riferiti dai collaboratori di giustizia e hanno permesso di confermare l’esistenza di un insieme di locali e ‘ndrine distaccate e operanti tra Cirò Marina, Cutro, San Leonardo di Cutro, Isola Capo Rizzuto, Roccabernarda, Mesoraca, Botricello, Sellia, Cropani, Catanzaro e Roccelletta di Borgia.
In carcere anche un membro del team del Commissario per la gestione dell’emergenza sanitaria
Natale Errigo, oggi destinatario della misura cautelare in carcere per il reato di scambio elettorale politico-mafioso, risulta nominato nella struttura del Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento del contenimento e del contrasto dell’emergenza sanitaria e fa parte del team per la gestione della distribuzione cui è affidata la distribuzione dei prodotti (mascherine, dispositivi per la sicurezza individuale, il vaccino anti-Covid) nonché il contatto con i fornitori e con le strutture destinatarie. E il settore prediletto dalle ‘ndrine, in effetti, era proprio quello dei servizi e della fornitura di dispositivi di protezione individuale, come mascherine, caschi, guanti, che controllavano grazie alle gare d’appalto truccate.
Le gare d’appalto truccate
Tra i faccendieri entrati nell’indagine anche l’imprenditore di Lamezia Antonio Gallo, alias “il principino”, un “jolly” che aveva le mani in pasta con i capi delle ‘ndrine e che gestiva in regime di sostanziale monopolio la fornitura di prodotti antinfortunistici alle imprese che eseguivano appalti privati nei territori del settore jonico catanzarese.
Gallo si procacciava gli appalti con gli enti pubblici anche attraverso l’intimidazione derivata dalla sua appartenenza all’entourage mafioso, e curava la gestione di società fittizie – nelle quali figuravano prestanome a lui legati – create allo scopo di incamerare profitti senza pagare le tasse né i contributi. Società dove i dipendenti erano personaggi indicati dalle cosche.
Ed era sempre il Gallo a interfacciarsi con i personaggi politici, ai quali prometteva pacchetti di voti in cambio di favori per sé e per altri, sia nel territorio di Catanzaro che in altre realtà.
I reati contestati sono anche quelli di corruzione, turbata libertà degli incanti, truffa ai danno dello Stato, associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, autoriciclaggio e reati tributari. L’imprenditore, grazie a una fitta rete di relazioni, è stato capace di turbare una serie di gare d’appalto investigate dagli uomini della sezione operativa DIA di Catanzaro, bandite tra il 2017 e il 2018 dalle stazioni appaltanti del Consorzio di bonifica Jonio-Crotonese e Jonio-Catanzarese, per appalti dal valore complessivo di 107.415,000 “Fornitura di materiali e dispositivi antiinfortunistici –Programma Forestazione 2017”.
La turbativa, aggravata dal metodo mafioso, dei pubblici incanti investigati, è stata messa in atto attraverso la presentazione di offerte precedentemente concordate, e laddove l’Antinfortunistica Gallo non fosse riuscita vincitore, venivano messe in atto manovre – sotto forma degli affidamenti diretti in via d’urgenza – al fine di controllare la gara e assicurare comunque un guadagno a Gallo.
Il tutto aggravato dalla finalità di agevolare l’attività della ‘ndrangheta. In questo sistema, sostenuto da un collante composito fatto di imposizione ‘ndranghetistica e collusione, lo scopo perseguito dal sodalizio criminale è stato quello di garantirsi il controllo del sistema delle gare pubbliche indette dalle stazioni appaltanti calabresi.
Negli affari sporchi delle ‘ndrine anche funzionari del RUP, due commercialisti e un notaio di Catanzaro Lido
Gallo, con l’ausilio di soggetti politici locali e dipendenti, hanno realizzato una serie di numerosi reati contro la pubblica amministrazione con condotte “a monte” delle gare di appalto. Fondamentale, in tale contesto, è risultata l’acclarata complicità, a vario titolo, di pubblici ufficiali – direttori, responsabili e funzionari dell’ufficio appalti e contratti, R.U.P. e un membro di commissione dei procedimenti relativi agli appalti – all’uopo incaricati dalle relative stazioni appaltanti – che nei giorni della preparazione del bando e durante la sua istruttoria si sono seduti a tavola con quello che doveva essere, sin dal principio, il vincitore financo recandosi a cena con soggetti pregiudicati appartenenti alla “locale” di ‘ndrangheta di Mesoraca (KR).
Il RUP e i componenti della commissione avrebbero dovuto con la loro condotta favorire l’aggiudicazione dell’appalto attraverso la predisposizione dei bandi di gara inserendo elementi selettivi stringenti o di difficile dotazione per altri partecipanti ma, data l’impossibilità per il Gallo di piazzarsi primo in graduatoria, hanno artatamente predisposto ogni mezzo per annullare la gara accogliendo l’istanza di Gallo, anche questa concordata con i responsabili del procedimento, al fine di riservare per gli anni successivi la possibilità di far partecipare Gallo ad altre gare e porre le premesse per commissionare forniture attraverso affidamenti diretti.
Le indagini hanno fatto emergere anche un complesso e articolato sistema di interazioni tra imprenditori e consulenti fiscali della zona. Nell’indagine figurano infatti due commercialisti, entrambi originari di Roccabernarda (KR) ma con uno studio fiscale a Catanzaro Lido dedicato ai bisogni dell’organizzazione.
Tecnici e professionisti sono figure molto ricercate dalle organizzazioni criminali, e infatti la consorteria è riuscita ad avvicinare pure il notaio catanzarese Rocco Guglielmo, raggiunto anche da una misura cautelare.
Al servizio dell’associazione dedita al riciclaggio, auto riciclaggio e alla frode fiscale anche un’impiegata di Poste Italiane che veniva ricompensata con uno stipendio fisso versato al fratello.
Il Luogotenente della Finanza che spifferava l’andamento dell’operazione “Borderland”
I componenti della consorteria criminale riuscivano anche ad ottenere informazioni sulle operazioni di polizia imminenti attraverso una rete di fonti e connivenze tra le forze dell’ordine.
In particolare dalle indagini emerge il ruolo del Luogotenente della Guardia di Finanza, oggi in pensione, Ercole D’Alessandro, che con la sua condotta finalizzata ad ottenere uno stipendio fisso tramite l’assunzione del figlio presso una società costituita ad hoc dall’imprenditore Gallo in Albania, forniva notizie sullo stato dell’indagine “Borderland”, avvicinando i colleghi delegati alle indagini, contribuendo a salvaguardare gli interessi di Gallo, di cui conosceva i legami mafiosi.
Per gli stessi motivi si muovevano due politici catanzaresi, Tommaso e Saverio Brutto, padre e figlio, l’uno consigliere di minoranza del comune di Catanzaro, l’altro assessore del comune di Simeri Crichi, coinvolti nell’operazione, i quali auspicando ad un guadagno analogo a quello del Luogotenente mettevano in contatto quest’ultimo con l’imprenditore delle cosche, attraverso promesse di “entrature” da realizzare con il contributo del segretario Regionale in Calabria dell’UDC, Franco Talarico, oggi assessore al bilancio della Regione Calabria che, a sua volta, avrebbe coinvolto un europarlamentare e altri politici nazionali.
Talarico, insieme ai due politici locali, guardavano ad Antonio Gallo come a un imprenditore di riferimento per l’aggiudicazione di grossi appalti che avrebbero reso loro una provvigione del 5%.
I sequestri
Oltre alle misure cautelari, la Procura della Repubblica di Catanzaro ha disposto il sequestro 59 società, 45 immobili, 29 autoveicoli di cui due Porsche (911 Carrera 4 e Boxter), 77 conti correnti, 24 carte di credito ricaricabili, un’imbarcazione del tipo Invictus 370, un lingotto d’oro e un Rolex.
Tutti i nomi dei destinatari dei provvedimenti
“Un’indagine che dimostra appieno il rapporto diretto tra ‘ndrangheta, imprenditoria e politica. Sempre più reati infatti riguardano il potere politico”.
Lo ha detto il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, spiegando i dettagli dell’operazione che stamattina ha aperto le porte del carcere per 15 dei 50 indagati. Altri 35 sono finiti ai domiciliari mentre per il notaio Guglielmo è scattato il divieto di dimora nel comune di Catanzaro e il divieto di esercitare la professione per la durata di un anno, e per Odeta Hasaj il divieto di dimora nel comune di Catanzaro e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
-ALECCE Luigi, nato a Catanzaro il 25.06.1965;
-ANTONELLI Anna Rita, nata a Olevano Romano (RM) il 9.08.1956;
-BAGNATO Antonio Santo, nato a Roccabernarda (KR) 11.11.1967;
-BANU Elena, nata a Craiova (Romania) il 28.06.1971;
-BONOFIGLIO Giuseppe, nato a Crotone il 4.11.1974;
-BONOFIGLIO Rosario, nato a Roccabernarda (Kr) il 20.03.1965;
-BRUTTO Tommaso, nato a Settingiano (CZ) 1’8.04.1963;
-BRUTTO Saverio, nato a Catanzaro il 9.06.1989;
-CARDUCCELLI Eliodoro, nato a Catanzaro, il 6.04.1978;
-CERENZIA Ilenia, nata a Crotone il 13.05.1998;
-CIRILLO Nicola, nato a Catanzaro il 21.12.1967;
-CURCIO Eugenia, nata a Crotone il 3.02.1973;
-HASAJ Odeta, nata in Albania (EE) il 16.05.1967;
-D’ALESSANDRO Ercole, nato a Fuscaldo (CS) il 22.09.1955;
-D’ALESSANDRO Luciano, nato a Palermo il 24.03.1976;
-DE LUCA Vincenzo, nato a Catanzaro il 24.03.1979;
-DI NOIA Concetta, nata a Torino il 17.12.1972;
-DROSI Antonella, nata a Catanzaro il 5.11.1956;
-DROSI Valerio Antonio, nato a Catanzaro il 26.07.1963;
-ERRIGO Natale, nato a Reggio Calabria il 14.08.1986;
-ESPOSITO Mario, nato a Soveria Simeri (CZ) il 2.11.1962;
-FALCONE Carmine, nato a Cutro (KR) 11.01.1947;
-FALDELLA Santo, nato a Crotone il 5.03.1984;
-GALLO Antonio, nato a Catanzaro il 30.07.1980;
-GIGLIO Glenda, nata a Bari il 20.05.1980;
-GIGLIOTTA Umberto, nato a Catanzaro il 29.03.1982;
-GUGLIELMO Rocco, nato il 12.09.1963;
-LA BERNARDA Giuseppe, nato a Catanzaro il 7.04.1968;
-LA BERNARDA Rodolfo, nato a Cotrone (KR) 11.01.1964;
-LAMANNA Giuseppe, nato a Torino il 19.10.1986;
-LEONE Andrea, nato a Catanzaro il 21.08.1968;
-LEROSE Francesco, nato a Roccabernarda, il 13.02.1970;
-MANTELLA Francesco, nato a Catanzaro il 7.09.1966;
-MARINARO Ieso, nato a Catanzaro il9.09.1964;
-PAONESSA Daniela, nata a Catanzaro il 21.12.1976;
-PIRRELLO Antonino, nato Reggio Calabria il 18.12.1979;
-POSCA Raffaele, nato a Catanzaro 18.09.1981;
-ROSA Tommaso, nato a Crotone il 25.09.1964;
-ROSA Victoria, nata a Torino il 14.04.1989;
-SELVINO Giuseppe, nato a Santa Severina (KR) il 11.10.1960;
-SINOPOLI Maria Teresa, nata a Catanzaro il 2.03.1977;
-TALARICO Francesco, nato a Nicastro (CZ) il 11.01.1967;
-TORCIA Luca, nato a Crotone (CZ) il 3.03.1991;
-TORCIA Rosa, nata a Catanzaro il 16.03.1968;
-TRUGLIA Giuseppe, nato a Catanzaro il 26.08.1977;
-VOLPE Pino, nato a Catanzaro il 17.12.1967;
-ZAVATTA Alberto, nato a Catanzaro (CZ) il 2.01.1985;
-ZAVATTA Claudio, nato a Gerace (RC) il 28.11.1957.
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Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.