La sensazione è che i morti di Gaza non siano stati sufficienti a tenere a galla il malandato governo di Netanyahu. E domenica sera Naftali Bennet ha dischiarato in diretta televisiva che il tempo di Netanyahu è terminato
Anche per il leader ultranazionalista una quinta elezione sarebbe una farsa. La soluzione auspicata da Bennet è un governo di unità nazionale con il partito centrista Yesh Atid guidato dal premier incaricato Yair Lapid.
La resilienza di Netanyahu
I giochi non sono fatti, Netanyahu ha dimostrato più volte di avere straordinarie doti di sopravvivenza politica, ma già l’ipotesi che si parli di “cambiamento” in Israele è sintomo di grande novità.
Chi è Naftali Bennet
Ex ministro della Difesa, per gli Affari della diaspora, dell’Economia e dell’Educazione, Bennett si è presentato alle ultime elezioni a capo di Yamina, partito di estrema-destra da lui stesso fondato nel 2019, ottenendo sette seggi.
Bennett è nato nel 1972 da genitori americani. È cresciuto ad Haifa e ha studiato alla “Yavneh” Yeshiva High School. Nel 1999 ha co-fondato la società high-tech Cyota, specializzata nella sicurezza delle informazioni online, poi venduta per 145 milioni di dollari a una società americana.
Nel 2005 è stato nominato capo di gabinetto dell’allora leader dell’opposizione Benjamin Netanyahu. E in questa veste ha contribuito a scrivere il piano per la riforma dell’istruzione.
Uomo di fiducia di Netanyahu ha guidato la sua campagna elettorale alle primarie del Likud poi vinte dall’attuale premier.
Nel 2009, Bennett è stato nominato direttore generale del Consiglio Yesha e ha guidato la campagna per rafforzare gli insediamenti dei coloni in Giudea e Samaria
Manca ancora il voto della Knesset
La nuova coalizione deve ancora incassare l’approvazione della Knesset, il parlamento monocamerale di Israele, dove la nuova coalizione di unità nazionale, che unisce fazioni di destra, sinistra e del centro, deve ottenere 61 seggi sui 120 disponibili.
Perché se è vero che Netanyahu ha “vinto” la guerra contro Hamas nella Striscia di Gaza, il problema irrisolto e destabilizzante in Israele sono i rapporti tesi nelle città dove convivono Israeliani arabi ed ebrei.
Lapid, Bennet, ma non Netanyahu
La nuova coalizione potrebbe precedere una premiership a rotazione tra Lapid e Bennett.
Il primo leader potrebbe essere Bennet, con lapid Ministro degli Esteri. Dopo un biennio i ruoli si invertirebbero.
Al comando di Israele con soli 6 seggi
Ma se Natanyahu non è riuscito a formare un governo dopo le ultime 4 consultazioni, è anche vero che il governo di unità nazionale vedrebbe al comando di una delle nazioni più potenti al mondo un politico che ha solo 6 seggi in parlamento, contro i 30 conquistati da “King Bibi”.
Una colazione variegata
Senza considerare che la colaizione vedrebbe al suo interno anche New Hope dell’ex esponente del Likud Gideon Saar, la coalizione centrista Blu e bianco di Benny Gantz, Yisrael Beiteinu della destra nazionaliste laica di Avigdor Lieberman e i laburisti e la sinistra di Meretz, partito di ispirazione laica, sionista e socialdemocratica.
Un’ammucchiata politica eterogenea che non sembra possa avere lunga vita, e che raccoglie risicati 58 seggi. Per governare si aggiungerebbero, come appoggio esterno, della Lista Araba Unita.
“La truffa del secolo”
L’attuale leader Netanyahu ha definito questo tentativo di detronizzazione “ la truffa del secolo” e ha accusato Bennet per la sua netta svolta a sinistra nata dall’alleanza con il partito di centro Yesh Atid guidato da Yair Lapid.
Naftali Bennet ha rassicurato tutti dichiarando che “Quello con Lapid non solo non sarà un governo di sinistra come dice Netanyahu, ma sarà anzi più spostato a destra di quello attuale. Non faremo ritiri e non consegneremo territori”.
Politica sempre più a destra con laburisti e centristi
La scena politica israeliana fa vagamente ricordare la nostra. Una numerosa ammucchiata con pochi argomenti su cui iniziare un nuovo percorso alternativo a “King Bibi”. Lo stesso Bennet, cyber milionario e punto di riferimento della comunità dei coloni israeliani, che ha dichiarato che “la creazione di uno stato palestinese sarebbe un suicidio per Israele”, è ideologicamente più vicino a Netanyahu che a Lapid, esponente della borghesia centrista.
Tutto cambia perché nulla cambi
I tasti che il nuovo governo non potrà toccare riguardano coloni, occupazioni, sfratti e un ipotetico Stato di Israele. Rimangono disponibili argomenti come la pandemia e l’economia, importanti ma non cruciali. Probabilmente un accordo di pace con i palestinesi non sarà parte dell’agenda del nuovo esecutivo. Tutto cambia perché nulla cambi.
Spirito libero con un pessimo carattere. Fotoreporter in teatro operativo, ho lavorato nella ex Jugoslavia, in Libano e nella Striscia di Gaza. Mi occupo di inchieste sulle mafie e di geopolitica.