Resta l’obbligo di indossarla nei locali chiusi o nei luoghi affollati dove è più difficile mantenere la distanza interpersonale
La settimana che si apre vede tutta l’Italia in zona bianca cui si è unita, infatti, anche la Valle d’Aosta, l’ultima regione che mancava. Cade così l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto, mantenendo il distanziamento e portandola comunque sempre in tasca.
A Norcia prorogato di una settimana l’obbligo della mascherina
L’unica eccezione è rappresentata da Norcia. Nella serata di ieri il sindaco del comune umbro, Nicola Alemanno, ha firmato il provvedimento con cui si proroga per sette giorni, fino al 4 luglio, l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto. La misura è stata adottata su richiesta del Commissario regionale per l’emergenza Covid, Massimo D’Angelo, dopo il calcolo dell’incidenza dei casi settimanali che è superiore a 200 su 100.000 abitanti, ma nessuno legato alla variante delta. Scelta adottata anche perché in questa settimana sarà completata la campagna vaccinale.
L’appello del generale Figliuolo ai giovani
E il commissario all’emergenza Francesco Figliuolo lancia un appello ai giovani: “Devono poter tornare in discoteca con atteggiamento responsabile e con il green pass”. “Devono riappropriarsi della propria socialità, della libertà e riprendere il gusto del futuro, come ha detto il presidente Draghi – aggiunge il generale -. La vaccinazione è un atto importante, di consapevolezza e responsabilità. Con quella dei giovani si limita la circolazione del virus e quindi anche delle varianti”.
Oltre due milioni di ultrasessantenni non vaccinati
Restano però da vaccinare prima oltre due milioni e mezzo di ultrasessantenni, la fascia d’età che rischia di più con il coronavirus, che non hanno ancora ricevuto neppure una dose. Il commissario promette l’impiego di 50 team mobili per andare a scovare gli over 60 che non sono riusciti o non hanno voluto prenotarsi, specie nei luoghi più impervi e isolati del Paese.
Oltre il 55% della popolazione ha ricevuto almeno una dose
Figliuolo non ha dubbi nel confermare il raggiungimento dell’obiettivo dell’80% di vaccinati entro fine settembre.
Le somministrazioni agli adolescenti tra i 12 e i 16 anni, affidate ai pediatri, slitteranno di alcune settimane in modo che si completi l’immunizzazione degli anziani, l’obiettivo da sempre prioritario e che sfugge. Finora oltre il 55% della popolazione (33,1 milioni) ha ricevuto almeno una dose, ma con la Delta ormai è necessario considerare la vaccinazione completa.
“Ad oggi sono state effettuate quasi 49,5 milioni di somministrazioni – riassume il commissario -. Il 60% della platea ha avuto una dose e circa 1 su 3 sono vaccinati. Si tratta di un bel risultato ma bisogna andare avanti”.
Il mea culpa su AstraZeneca
Il generale elogia il comportamento degli italiani e fa mea culpa su AstraZeneca un po’ a nome di tutte le autorità. “Nonostante tutto i nostri concittadini hanno dimostrato di essere migliori di questa confusione che si è creata – dice -. Su AstraZeneca ci sono state più di 10 indicazioni diverse nel tempo, ma questo è figlio di un virus nuovo e sconosciuto e dei progressi della farmacovigilanza. Ma forse si poteva comunicare meglio”.
Ora il controverso vaccino anglo-svedese non è più indispensabile ma “in un’altra condizione si utilizzava tutto quello che avevamo per far calare la curva dei contagi – aggiunge Figliuolo -, adesso è possibile usare altri vaccini per l’eterologa con la seconda dose” per chi ha avuto la prima di AstraZeneca”.
L’incognita della variante Delta
Intanto nei prossimi giorni avremo gli aggiornamenti sulla variante Delta, i cui casi in questo mese sono quadruplicati rispetto a maggio.
Lo ha chiarito il ministro della Salute, Roberto Speranza, che ha dichiarato: “Nei prossimi giorni avremo i risultati di un’analisi che sta facendo l’Iss e questo ci farà avere lo stato dell’arte sulla variante Delta. Ma se una variante è più veloce nel diffondersi tende in tempo medio breve a diventare dominante”, ha aggiunto il ministro precisando che “i dati del giorno sono rassicuranti, anche se scontano i pochi tamponi del sabato – sempre di meno – appena 138 mila (la Gran Bretagna continua a farne circa un milione al giorno). Le vittime sono 14, un numero molto basso. Prosegue la discesa di terapie intensive e ricoveri ordinari”.
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