Genova – Il 2 settembre scorso, il Comune di Genova ha annunciato la sua adesione a un accordo sperimentale proposto dal Forum ligure delle associazioni familiari in difesa della famiglia, ma esclusivamente quella fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna e conforme ai dettami della Chiesa cattolica.
Nello Statuto del Forum, all’articolo 2, si legge infatti: “La famiglia è fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna che si costituisce con il consenso liberamente e pubblicamente espresso”.
Allo stesso articolo 2, lo Statuto cita tra i principi ispiratori dell’associazione la “Carta dei Diritti della Famiglia”, un documento della Santa Sede datato 1983 che dà questa definizione di matrimonio: “Il matrimonio è l’istituzione naturale alla quale è affidata in maniera esclusiva la missione di trasmettere la vita”.
Immediata la reazione del Coordinamento Liguria Rainbow che in una nota stampa accusa l’amministrazione di “distaccarsi da una realtà sociale dove la gran parte delle famiglie non corrisponde al modello di famiglia tradizionale” e poi rinfaccia l’uso che viene fatto dei soldi pubblici, investiti “in cause contro i bambini e le bambine nate in famiglie LGBTI, quando potrebbe invece utilizzarli per tutelare davvero l’infanzia e non esporre i minori a una discriminazione sociale ed economica negando il riconoscimento del genitore non biologico”.
Ma che cosa è successo? Il Comune di Genova, in effetti, a novembre 2018 ha annunciato il ricorso contro la decisione del Tribunale che gli imponeva di iscrivere entrambi i genitori dello stesso sesso nel certificato di nascita di una bimba, e questo nonostante il riconoscimento della doppia genitorialità rientri nel cosiddetto “best interest of the Child” – l’interesse preminente del minore – e nonostante la Legge Cirinnà (legge 76/2016) riconosca la famiglia formata da persone dello stesso sesso.
Insomma, l’ennesimo scivolone del Comune sulle famiglie, che non si ferma qui.
Del Forum cui ha aderito la nostra amministrazione civica, infatti, fa discutere anche l’iniziativa “di prevedere la realizzazione della Biennale della Famiglia nel 2020 a Sanremo: Sanremo come Verona? “.
Ricordate il Congresso Pro Vita di Verona, a marzo di quest’anno?
Quello degli “amici di Pillon che considerano buon genitore il padre che maltratta la moglie e incolpano la donna di essere una cattiva madre, sia quando chiede misure di sicurezza per sé, sia perché non ha saputo gestire la relazione coniugale”? Ecco.
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