A 25 mesi dalla tragedia una lettera aperta per chiedere giustizia
Genova – Sono passati 25 mesi dal crollo del Morandi che ha inghiottito 43 vite.
E dopo la ricostruzione del nuovo viadotto Genova San Giorgio, il timore che la vicenda giudiziaria finisca nel consueto pantano italico non è poi così avventuroso.
Più passa il tempo e più si affievoliscono i ricordi, i nomi, i volti.
Tutta la vicenda, tutto il dolore e le difficoltà vissute dalla nostra comunità rischiano di infrangersi sulle impellenze della quotidianità.
E questo il Comitato Ricordo Vittime Ponte Morandi, lo sa molto bene.
“Troppo silenzio in queste settimane”
“Troppo silenzio in queste settimane”. Comincia così la lettera aperta del comitato che poi sottolinea che servirebbero riflessioni più approfondite sulle responsabilità: “Le testimonianze rilasciate dai dirigenti della holding confermerebbero quello che sembra nell’aria già da tempo, cioè che le informazioni sul crollo fossero ben note dal 2014”.
Insomma Autostrade per l’Italia sapeva che il Morandi era segnato, o almeno questo è il sentire comune. E dopo gli ultimi sviluppi dell’inchiesta, il comitato lo sottolinea con rabbia: “Tutti sapevano del rischio crollo nella società, questo pare emergere, ma nessuno ha preso sul serio le valutazioni effettuate negli anni, o per meglio dire forse si sono cercate scappatoie all’esborso milionario per la risoluzione di questo rischio”.
“Qualcuno nel tempo ha parlato anche di rischio teorico, tristemente confermato con la tragedia che è arrivata ad agosto 2018”, continua il comitato accusando ASPI di aver “fatto melina, di non aver preso sul serio le valutazioni effettuate negli anni”, e poi giustamente si indigna per le dichiarazioni di un funzionario anonimo del MIT che avrebbe dichiarato che “non si può affermare che l’ammaloramento dei tiranti sia colpa di Autostrade”.
Un’affermazione pericolosa e fuorviante perché “chi gestisce un’infrastruttura deve mantenerla in efficienza punto e basta e non può permettere che crolli, la gestione di certo deve essere sempre fatta con la necessaria diligenza del buon padre di famiglia”, sottolinea il comitato che poi lascia la parola alla presidente, Egle Possetti: “Io spero che le carte processuali demoliranno questa affermazione che pare voler gettare una luce opaca sulla vicenda. Tutti i vertici della società sapevano”.
Atlantia e CDP a un punto morto
Ma la prima regola del profitto è tutela i propri interessi. E infatti continua Possetti: “Di certo i loro interessi sono stati tutelati per molto tempo, un pò meno quelli di noi cittadini. E oggi pare anche che la trattativa tra Cassa Depositi e Prestiti e Atlantia sia a un punto morto. Una situazione ancora più paradossale”.
Non se ne capacita Possetti che elenca tutte le carenze di ASPI in una vicenda che è andata ben oltre il crollo del Morandi: dai mancati investimenti sulle infrastrutture, ai viadotti ammalorati, fino alle gallerie che perdono i pezzi, tutto è stato fatto seguendo la ferrea regola del profitto e oggi “non vengono cacciati subito, gli viene solo impedito di ricostruire un ponte mentre nel frattempo si decide di andare a trattativa con dei paletti ben fermi ma loro, i privati che sostengono di aver sempre rispettato le regole, al tavolo continuano a fare i propri interessi ed ora siamo in stallo”.
Un teatrino paradossale
“Come parente delle vittime del crollo mi chiedo se sia possibile assistere a questo. Se fossimo in un paese civile, questi gestori sarebbero rimasti a casa il giorno dopo la tragedia, col patrimonio congelato in attesa dell’esito processuale, e non avrebbero avuto parola”.
La memoria dei nostri cari e il nostro dolore non possono tacere, ma cosa volete ancora da noi? Qualcuno ci ha portato via la serenità per tutta la vita e dobbiamo ancora assistere a questo teatrino?”, conclude Possetti lanciando un avvertimento: “La determinazione per non mollare la nostra battaglia è tanta e speriamo che molto si chiarisca in tribunale nei prossimi mesi. Vogliamo vedere dei cambiamenti nella gestione perché una cosa è certa, la responsabilità morale evidente non è in discussione. Vogliamo che anche il nostro Stato tuteli i nostri interessi di cittadini e quindi le norme siano di sollievo alle parti lese, sempre”.
Egle Possetti
Presidente Comitato Ricordo Vittime Ponte Morandi
14 settembre 2020 – 25 mesi dalla tragedia
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