Ivan Bixio, comandante del 1° Gruppo della Guardia di Finanza di Genova, a Fivedabliu: “Dal 2010 al 2018 sono stati distribuiti 7 miliardi e mezzo di dividendi. Un dato che stride con la compressione dei costi di manutenzione”
Genova – Ad aprile di quest’anno si è chiuso il filone di indagine sul crollo del Morandi con il risultato che 59 persone più due società, Aspi e Spea, sono state rinviate a giudizio. Un’inchiesta senza precedenti, come la mole di documenti acquisiti dalla Guardia di Finanza che nel corso delle indagini ha analizzato qualcosa come 40 miliardi di file.
Il video Ferrometal
Ma com’è che si struttura un’inchiesta di questo tipo? Da dove si parte? Lo abbiamo chiesto al colonnello Ivan Bixio che in questi tre anni ha guidato il pool di investigatori che si sono occupati di seguire il filo della matassa di questa tragedia.
“Appena ci è arrivata la delega dell’autorità giudiziaria – ricorda Bixio -, abbiamo cominciato a setacciare tutta la zona del Polcevera per verificare se le aziende lì intorno avessero registrato dei video, immortalando il momento del crollo. Questo perché le immagini sarebbero state utili per capirne la dinamica”.
Ma c’è subito un intoppo: “Era la settimana di Ferragosto e quindi tutte le aziende erano chiuse. Il fatto è che le registrazioni della videosorveglianza vengono conservate per poco tempo, per 2 o 3 giorni, quindi è stata una corsa contro il tempo per parlare con i responsabili e acquisire le immagini”. A questo punto, però, arriva un colpo di fortuna per gli inquirenti. È il video Ferrometal, “l’unico tra tutti quelli rinvenuti che ha ripreso la scena del collasso”, precisa Bixio.
Una prova che Autostrade ha cercato di confutare con una nota stampa lanciata subito dopo la sua diffusione, senza risultato. E infatti “questo video è stato oggetto di una perizia di tipo forense che ha verificato che fosse genuino, senza alterazioni. È stato nominato anche un consulente della Procura che, insieme a un nostro militare, ha poi redatto la consulenza che è servita nel corso dell’incidente probatorio”. E gli elementi che entrano nell’incidente probatorio non si discutono più, sono acquisiti, sono una prova a tutti gli effetti.
Le intercettazioni
Attraverso la trascrizione delle intercettazioni abbiamo sentito la voce di chi diceva che a fare le ispezioni “mandavano i ciechi”, o che “più passava il tempo e meno facevamo… Così distribuiamo più utili e Gilberto (Benetton) e tutta la famiglia erano contenti”.
Conversazioni agghiaccianti che hanno aiutato gli inquirenti nella ricerca della verità “ma non da sole”, tiene a sottolineare Bixio che poi mette sul tavolo anche tutti gli altri strumenti investigativi usati dal pool, come la documentazione cartacea e digitale studiata dai militari “in maniera certosina”, o le dichiarazioni testimoniali.
“E sono stati sentiti centinaia di testimoni“, mette in evidenza il colonnello senza escludere il valore delle intercettazioni, e infatti subito dopo spiega: “Le intercettazioni telefoniche sono uno strumento che è stato molto utile perché ci ha consentito, soprattutto in una prima fase investigativa, di approfondire il tema di come il Polcevera veniva controllato e ispezionato. Se i controlli che erano previsti per legge erano stati fatti, se si era manifestata una qualche criticità. Le intercettazioni sono state importanti perchè hanno fatto emergere un sistema di falsificazione dei rapporti non solo sul Morandi ma anche su altri viadotti, e da qui è nata un’indagine parallela all’inchiesta madre”.
È la bomba dei falsi report, quelli con i punteggi decisi a tavolino per migliorare le condizioni dei viadotti gestiti da Aspi. Una bomba che esplode anche grazie a un altro colpo di fortuna: “Tra il materiale informatico sequestrato in alcuni PC – continua Bixio -, abbiamo trovato dei file audio in cui erano registrate le riunioni tra i principali soggetti indagati, incontri che riguardavano sia il Polcevera, sia i controlli e le manutenzioni degli altri viadotti. Ecco in queste riunioni venivano messe a nudo alcune criticità importanti del Morandi, e in alcune occasioni venivano decisi a tavolino i punteggi di rischio di alcune infrastrutture, punteggi che non corrispondevano affatto alla situazione reale”.
I tre filoni investigativi ancora aperti
Sono tre gli sviluppi investigativi nati dall’inchiesta sul crollo del Morandi e ancora in fase di accertamento: uno è quello già ricordato dei falsi report, poi ci sono le barriere fonoassorbenti pericolose, e infine l’ultimo, nato dal crollo della volta della galleria Bertè, sui tunnel fuori legge.
“Questi tre filoni coinvolgono una cinquantina di indagati e vari titoli di reato – elenca Bixio -. Per quanto riguarda le gallerie, c’è un’attività di falsificazione analoga ai falsi report sui viadotti, cioè praticamente l’esito delle attività ispettive che veniva riportato nei rapporti non corrispondeva o all’attività effettivamente fatta o ai punteggi di criticità da assegnare a queste infrastrutture”.
E proprio in questi giorni si sono espressi anche gli esperti della Procura dichiarando che al 2020 il 75% dei tunnel non erano a norma. Lo conferma il colonnello precisando che “tra l’altro c’è tutto il tema di adeguamento alla normativa europea che è nata successivamente alla tragedia del Monte Bianco. Ecco su questo l’indagine rivela che la scadenza, prevista per il 30 aprile 2019, per la maggior parte delle gallerie, dei tunnel gestiti da Autostrade, non è stata rispettata”. E non stiamo parlando di lavori da fare in urgenza: “La direttiva è del 2006 e quindi è passato molto tempo” dice Bixio che non trascura di rimarcare gli effetti positivi delle indagini, che hanno “fatto intervenire immediatamente il concessionario su gallerie e viadotti”, ma poi rimarca l’incubo code: “Il riflesso negativo è che c’è un disagio per l’utenza. Abbiamo visto quanto i lavori nelle gallerie impattino sulla circolazione”.
Le trovate del concessionario per non sostituire le barriere anti rumore a rischio
A dicembre 2019 la Guardia di Finanza perquisisce ancora una volta gli uffici di Aspi, Spea e Pavimental. Questa volta nel mirino degli investigatori ci sono le barriere integrate modello Integautos. “Dai documenti dell’indagine sul viadotto Polcevera era emerso che, a seguito di alcuni cedimenti delle barriere antirumore sulla A12 a causa del vento, la società aveva fatto degli approfondimenti che segnalavano sia un difetto di progettazione, sia l’utilizzo di alcune resine non conformi alle norme europee, meno performanti”.
E Autostrade che fa invece di rimuovere le barriere a rischio? “Pur avendo coscienza di questo problema serio, la decisione non fu quella di sostituire le barriere ma di intervenire con degli éscamotage per diminuire la portanza in caso di vento”. Peccato che dalle consulenze effettuate in corso di indagine “è emerso che comunque questa soluzione non garantiva la sicurezza. Ecco questo ha un po’ colpito”.
Tutte e tre le indagini chiuse entro l’autunno
“I tre filoni nati dall’inchiesta madre sono in fase avanzata”, conferma Bixio che senza sbottonarsi troppo anticipa che “si conta di chiuderle entro l’autunno”. Ed è probabile che “verranno riunite in un unico processo. Molti degli indagati, infatti, sono gli stessi in tutti i procedimenti perché coprivano sempre gli stessi ruoli”.
7 miliardi e mezzo di dividendi distribuiti da Autostrade in 8 anni
È un’indagine macchinosa quella sul Morandi che ha toccato anche diverse tipologie di reati che esulano dai normali accertamenti effettuati dalla finanza, impegnata di solito sulle operazioni economico-finanziarie. Per questo è stato necessario per tutti “acquisire una certa dimestichezza con il linguaggio tecnico ingegneristico, un know-how ecco, perché altrimenti alcuni documenti non sarebbero stati leggibili o intellegibili e anche l’assunzione dei testimoni poteva diventare difficoltosa”. Lo spiega il colonnello che non trascura di chiarire come ci si stata anche “tutta un’attività che è più tipica della Guardia di Finanza” in particolare per quello che è “il tema dei costi e dei controlli che ha poi un suo riflesso su quella che è la distribuzione dei dividendi. E quindi questo è un lavoro che è stato fatto. Abbiamo ricostruito tutto il flusso di dividendi che, dal 2010, è partito da società Autostrade e distribuito ad Atlantia, la controllante, e poi a salire sulla catena partecipativa fino arrivare alla proprietà”.E i numeri sono davvero notevoli: “Abbiamo visto che dal 2010 al 2018 sono stati distribuiti 7 miliardi e mezzo di dividendi che è una cifra sicuramente molto importante. Questo non è di per sé un dato negativo ma certo stride un po’ con la compressione dei costi di manutenzione che è emersa“.
Senza contare poi il confronto con la gestione pubblica. Dice ancora Bixio senza trascurare i dettagli: “Se noi andiamo a leggere l’atto di chiusura delle indagini preliminari, si vede chiaramente la diversità di gestione del Morandi tra il periodo statale e il periodo legato ad Aspi per cui le percentuali di spesa per le manutenzioni passano dal 98% al 2%, quindi anche questo è evidentemente un dato molto significativo”.
Trasferimento in vista per i vertici del pool?
“Nel momento in cui termino le indagini preliminari chiaramente tutto quello che si doveva fare ormai è concluso e quindi non c’è più un’attività investigativa da sviluppare”.
È categorico il colonnello che conclude buttando acqua sul fuoco della polemica intorno al suo trasferimento a Reggio Emilia, e sul pericolo di una perdita della continuità investigativa: “Abbiamo dei militari bravissimi che hanno dato veramente l’anima in questa inchiesta, che hanno acquisito un grande know-how, e che resteranno a Genova. Sono loro che potranno garantire il supporto necessario all’autorità giudiziaria nel momento in cui ne avrà bisogno”.
Simona Tarzia
Sono una giornalista con il pallino dell’ambiente e mi piace pensare che l’informazione onesta possa risvegliarci da questa anestesia collettiva che permette a mafiosi e faccendieri di arricchirsi sulle spalle del territorio e della salute dei cittadini.
Il mio impegno nel giornalismo d’inchiesta mi è valso il “Premio Cronista 2023” del Gruppo Cronisti Liguri-FNSI per un mio articolo sul crollo di Ponte Morandi. Sono co-autrice di diversi reportage tra cui il docu “DigaVox” sull’edilizia sociale a Genova; il cortometraggio “Un altro mondo è possibile” sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano; “Terra a perdere”, un’inchiesta sui poligoni NATO in Sardegna.